Tè multietnico all’associazione Martin Luther King Italia

CIMG5427In occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere sulle donne del 25 novembre, l’associazione Martin Luther King Italia di via Forlì, zona metro B Policlinico, ha scelto di celebrare l’evento con un “tè multietnico”, preparato da coloro le quali erano una volta gli “angeli della casa” da tutto il mondo. Un’occasione di incontro con le amiche ed amici che gravitano intorno ad un punto di riferimento per i migranti in cerca di aiuti burocratici o anche solo di un centro di ascolto.

Nata 20 anni fa in piazza del Gesù per iniziativa di una donna filippina, l’associazione ha aperto i battenti anche ai non abitanti dell’arcipelago asiatico con il cambio al vertice, che vede ora Maria Antonietta De Cicco come presidente e Graziella Duca Arcuri come vice. “Qui passano persone di ogni nazionalità, genere, età, culture e religioni”, racconta la De Cicco, per sbrigare pratiche come rinnovi dei permessi, ricongiungimenti, assistenze di vario tipo, ma anche per i corsi di italiano L1 e soprattutto per l’inserimento lavorativo.

Fra i problemi più diffusi ci sono la regolarizzazione dei contratti, fondamentale per le carte di soggiorno, ma anche la questione referenze: spesso si ha paura a chiederle alle famiglie in cui si era inseriti per il timore di piccole ritorsioni dovute all’abbandono. Ma non averne aggiunge ostacoli all’assunzione, molto sta nel riuscire a spezzare un circolo vizioso che viene a crearsi.

Il passaparola è sempre il metodo preferibile per far incontrare rapidamente la domanda e l’offerta di impiego, principalmente nel settore domestico ma non  solo, già che anche “alberghi o imprese si avvalgono dei nostri servizi”. La differenza con un’agenzia di lavoro però sta proprio nella rete di contatti personali consolidata con i soci di fiducia, questo poi non vuol dire che non vengano considerate le professionalità e le competenze.CIMG5481

Un altro punto di forza, per certi versi anche il più importante, è il fattore di aggregazione che la Martin Luther King costituisce. Se è naturalmente più facile che ci si integri fra connazionali, per di più in un paese straniero, meno frequente è vedere gruppetti realmente misti arrivare a fare conoscenza, “ci fa piacere vedere che chiacchierino, si scambiano i numeri di telefono e inizino a frequentarsi fuori da qui grazie a noi”.

Non poteva essere diverso il pomeriggio del 25, con rappresentate diverse nazionalità come Perù, Ecuador, Marocco, Etiopia, Polonia, Sri Lanka, Filippine e ovviamente l’Italia, intervallando i racconti personali con la degustazione di dolci e stuzzichini serviti da Julio, peruviano che lavora come cameriere nelle residenze private, “mantenere mia figlia all’università in Perù mi dà la forza di andare avanti e rimanere in Italia”, confessa molto serenamente.

La Duca Arcuri ha notato proprio come nelle generazioni già adulte sia sviluppato un certo fatalismo lontano dalla cultura italiana, spesso legato alla religione. Come dire, un po’ estremizzando, “sono laureato ma ho un impiego poco qualificato, va bene uguale perché questo è il mio destino”. Accettazione che invece tende a perdersi con i figli che nascono o crescono qui.

In Sudamerica c’è ancora una società machista, gli uomini non cucinano!”, ci scherzano su le due latinoamericane. Ma al di là dell’atmosfera rilassata del momento, dai racconti emerge un diffuso autoritarismo da parte del capo famiglia, ma non è neanche facile trovare chi si lascia sottomettere, “sono sempre stata insofferente agli ordini”, dice A., peruviana, una rebelde sempre tesa ad affermare la propria indipendenza nonostante il padre venisse soprannominato “Mussolini”. Del resto vediamo un Cile con due donne al ballottaggio per la presidenza, la Kirchner capo del governo in Argentina, “Il Perù è più indietro perché non abbiamo avuto una migrazione da Francia e Germania come gli altri paesi del continente”, una possibile motivazione fornita da A.

1426269_579424518779223_1261388622_nChe in Italia ci resterebbe anche, ma le figlie ora all’università non sono molto propense in merito, andando un po’ a rompere una tendenza generale di adattamento più facile per chi nel paese natale ha vissuto meno anni. Poi c’è S., filippina, da 7 anni in Italia. Ma avendo lavorato diverso tempo presso una famiglia giapponese è rimasta più indietro nell’apprendimento della lingua, “più facile quando nel luogo di lavoro ci sono bambini e non solamente l’anziano da accudire”, spiegano dall’associazione.

Per fortuna di storie vissute di maltrattamenti non ne emergono, si è particolarmente fortunati con le ospiti. “In Ecuador per legge si viene arrestati se si è fisicamente violenti nell’ambito familiare, basterebbe uno schiaffo”, riporta E., “in realtà è capitato che fossi io a colpire mio marito!”, ironizza. Ma è anche vero che – partendo dal presupposto di prendere per valida ogni assenza di qualsiasi tipo di sopruso, già che non ci sono motivi per dubitare di quanto affermato – non è facile aprirsi soprattutto in certi contesti, con sconosciuti, tra un fagottino del Marocco farcito di pollo e mandorle, muffin e ciambellone: secondo dati Istat, solo il 7% delle donne riesce a denunciare quanto subito.

L’associazione Martin Luther King Italia è aperta dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 19.30 in cia Forlì, 1C, zona Policlinico a Roma. Tel: 06 95945361 – 333 6017 659 E-mail: martinlutherkingita@libero.it Sito web: http://mlki.org/ Pagina Facebook: Associazione Martin Luther King ItaliaLeggi la seconda parte: Giornata contro la violenza sulle donne, storie dal mondo

Gabriele Santoro(26 novembre 2013)