Nadim: il benzinaio self service con la passione per il rock

Nadim
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Nadim è un ragazzo bengalese di 25 anni, vive a Roma da due anni e mezzo e fa un mestiere che non esiste: serve benzina durante le ore del self service in un distributore in un quartiere del secondo municipio. “Sono stato per un breve periodo in Austria, poi mi sono trasferito in Italia perché è l’unico paese che non manda via gli stranieri, anche se il visto è scaduto. Ho lavorato a Venezia e a Treviso come ambulante. Poi sono venuto nella capitale perché qui si può lavorare anche senza essere in regola, al nord no”. La sua destinazione non è stata una decisione, ma una necessità.

Come non può aver scelto il lavoro che ha: “Il mio capo mi manda in banca, alla posta, a fare commissioni ma non mi paga, nemmeno per stare al distributore. Conosce la mia condizione e mi usa come gli pare. Aiuto le signore a fare le pulizie o la spesa e ogni tanto vado a dare una mano in un autolavaggio”.

La sua routine è calibrata sulla giornata lavorativa: pranza alle cinque del pomeriggio e cena dopo mezzanotte, in casa sono in quindici, tre persone per ogni stanza. “Lo so che non è una vita regolare, ma ormai sono abituato. Non riesco mai a vedere gli amici, abbiamo orari diversi. La sera dopo cena ascolto un po’ di musica, tra i miei preferiti i Bon Jovi e il gruppo rock bengalese degli Artcell, guardo un film e navigo in internet, passo molto tempo al computer, è come un amico per me”.

Nadim vive in funzione del suo lavoro, ma non sa mai quanto guadagna. Dipende da quanto sono generosi i clienti a cui serve la benzina, dalle mance, e da quante volte squilla il suo telefono. Più o meno a fine mese riesce a mettere insieme 500 o 600 euro. Ma aspetta ancora di recuperare i soldi che ha investito per venire a vivere a Roma: quasi diecimila euro in totale.

Conosce tre lingue (indi, bengalese e inglese) e sta frequentando un corso per imparare l’italiano. In Bangladesh ha frequentato la facoltà di economia per due anni, e si pente di aver interrotto gli studi per partire. “Avevo pensato che in Europa potessi avere un futuro migliore. Ma è stata un’idea sbagliata. Tra l’Italia e il mio paese ci sono tante differenze. Qui non si soffre la fame, c’è sempre l’acqua corrente e l’elettricità, gli stili di vita sono molto diversi. Ma anche qui non c’è lavoro, e la gente è molto diffidente”.

Nadim è un ragazzo semplice. Ama la cucina e i monumenti di Roma come tutti i turisti e parla di sfiducia e di disoccupazione come tutti gli italiani. Se potesse scegliere, vorrebbe fare il tecnico del suono per concerti rock. Ma neanche ci pensa, per ora desidera almeno un lavoro vero: in una fabbrica, in un ristorante, in un albergo. Va bene qualsiasi cosa.

Rosy D’Elia(12 dicembre 2013)