Calza a pennello il detto “tutte le strade portano a Roma”, perché, sia che vengano dall’Africa, dall’Asia o dall’Est Europa, i minori stranieri non accompagnati muovono verso la capitale italiana. Dei 5-6 mila bambini e adolescenti presenti sul territorio italiano senza un adulto che li tuteli, quasi la metà vive a Roma. A settembre 2013 erano 2137. Ora però il nuovo assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale, Rita Cutini, vuole imprimere una nuova direzione alla loro accoglienza. Si cambia marcia, perché storie e numeri parlano di qualcosa che non è più un’emergenza, ma una situazione consolidata. Un fenomeno così non ha paragoni nelle altre grandi città d’Italia, dove al massimo ci sono 200 o 300 minori. Per questo si partirà dall’apertura di un unico centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Annunciato a dicembre 2013, il centro dovrebbe essere inaugurato in estate. Intanto è in corso il bando. “Ascoltare e offrire risposte idonee – afferma Cutini – sono le priorità del nostro nuovo approccio. Accoglienza, più che controllo, è la parola d’ordine”. Per questo le chiediamo se vi sarà una risposta idonea anche per il caso del secondo accertamento dell’età dei minori bengalesi, di cui abbiamo scritto nelle scorse settimane.
“Il centro di primissima accoglienza sarà la porta per i minori stranieri non accompagnati“. L’assessore Cutini afferma che c’è stata, nei mesi passati, una grossa collaborazione con i vigili – spesso sono loro che accompagnano i minori nelle strutture – “tutti i minori trovati dalle forze dell’ordine sul territorio romano, dovranno passare per questo centro. Qui verranno ascoltati e accompagnati nelle prime fasi per assolvere le procedure burocratiche. Verrà fatto loro l’accertamento dell’età”. Secondo la legge le persone straniere minori di età non possono essere espulse dal territorio italiano. Una volta stabilito che si tratta di minorenni verranno portati in uno dei dodici centri di accoglienza per minori della capitale.
“Non è sempre detto che i ragazzi siano destinati ad andare nei centri – puntualizza Cutini – perché alcuni hanno dei parenti in Italia. Noi dobbiamo ascoltarli, sapere fino in fondo le loro storie per dare risposte idonee. Accade anche che alcuni abbiano intenzione di tornare nel proprio paese. Il viaggio li ha provati, in Italia non hanno trovato ciò che cercavano”. Il team che lavorerà nel centro sarà composto da assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, educatori.
Intanto persiste l’anomalia del secondo accertamento cui vengono sottoposti i minori bengalesi. Come documentato nella nostra inchiesta. Accade solo a Roma. “Dobbiamo riprendere il bandolo della matassa – afferma l’assessore – e questo progetto mira a farlo. Quando tutto non sarà più gestito come un’emergenza, ma come un sistema ordinato verrà da sé che ci sarà uno ed un solo accertamento dell’età, svolto nel centro di primissima accoglienza”.
Si prevede che il centro venga inaugurato a luglio o ad agosto. “Questo progetto ci rende orgogliosi per diversi motivi: abbiamo preso i fondi dal bilancio 2013, non da quello del 2014; soprattutto perché l’ufficio del dipartimento ha fatto un lavoro ottimo, trovando la giusta proposta per uscire da una fase emergenziale”.
Fabio Bellumore(23 gennaio 2014)
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