Con 182 sì, 16 no e 7 astenuti, il Senato si è espresso in favore della depenalizzazione del reato di clandestinità a semplice illecito amministrativo. Rispetto alla legge precedente vorrebbe dire che un ingresso in Italia in condizioni di illegalità comporterebbe solamente l’espulsione e non un procedimento penale, che scatterebbe solo in caso di recidività. In sostanza la differenziazione risiederebbe nel tipo di sanzione, detentiva per violazioni dell’articolo 17 del Codice Penale perché lesiva di interessi giuridici più meritevoli di tutela, pecuniaria nell’altra fattispecie.
Dopo il referendum on-line anche il Movimento 5 Stelle si è schierato con Pd ed Ncd per l’abolizione del reato, sconfessando il leader Beppe Grillo che paventava “percentuali da prefisso telefonico” se avesse presentato questa proposta nel programma elettorale. Il fronte dei no ha visto invece schierarsi Fi, Lega e Sel, sorprendentemente dallo stesso lato ma per motivi diversi: questi ultimi hanno respinto l’emendamento del governo perché il lavoro preparatorio in sede di Commissione “aveva raggiunto un punto più avanzato”.
“Noi ci siamo opposti già all’epoca” dell’introduzione della legge n.94 del 2009, il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, dichiara Raffaele Salinari, presidente della Fondazione Terre des Hommes, nata nel 1989 per dedicarsi alla protezione dei diritti per l’infanzia, in particolare legati all’istruzione e alle cure mediche. Per Salinari si trattava di una “palese violazione dei diritti umani legata non al commettere azioni contro la società ma allo status, alla condizione peculiare della persona” che di per sé non è portatrice di un “problema sociale. Non si può configurare reato una necessità impostata dalla vita”.
Se l’abolizione dovesse essere confermata anche alla Camera dei Deputati “saremo contenti perché si innescherà una nuova marcia contro questo vulnus di civiltà”. Un passo avanti dettato inoltre dalla consapevolezza che tragedie come quella di Lampedusa “non possono essere affrontate con la repressione ma con l’accoglienza”.
Probabilmente si può fare di più, con la “revisione totale di tutta la normativa, ma partiamo da qui per smuovere il Parlamento verso altri orizzonti”. Visto lo scopo della fondazione, un pensiero non può non andare ai minori, “è impensabile avere leggi che scavalchino la convenzione sui Diritti per l’Infanzia del 1989, per la quale un bambino è un bambino senza altri aggettivi, come clandestino, illegale, nero o giallo. E a cui va garantita la piena tutela dei diritti”.
Adriano Di Blasi
(23 gennaio 2014)