Il CIES festeggia trent’anni: dall’apartheid alla cooperazione

Elisabetta Melandri presidente CIES
Elisabetta Melandri presidente CIES

Il CIES nasce nel 1983 per sostenere la lotta all’apartheid, ma in questi trent’anni le battaglie da combattere non sono mai mancate. “L’impegno contro la segregazione razziale ci ha insegnato la multiculturalità. Abbiamo imparato a combattere l’apartheid che avevamo sotto casa e nonostante ciò c’è ancora tanta strada da fare”, dice Matteo Zuppi della comunità di Sant’Egidio.

È per questo che il CIES, con dei progetti sempre nuovi, cerca di rendere concreti i concetti di solidarietà, cooperazione e intercultura. Il centro di aggregazione giovanile MaTeMù, in Via Principe Amedeo, ne è una sintesi. C’è spazio per ragazzi di tutte le età, per culture e discipline diverse: dalla danza raggae al sostegno scolastico, dal rap alle lezioni di piano. L’attività didattica è alla base dell’intercultura. “Per cambiare un paese bisogna partire dalle scuole, se insegniamo ai bambini a rapportarsi agli altri, a tutti allo stesso modo, non nascerà nessun problema”, afferma l’insegnante Enrico Castelli Gattinara e conclude prendendo in prestito le parole degli abitanti di Scampia che si sono ribellati alla camorra: “Noi siamo di più. Noi, che lavoriamo per migliorare le cose, siamo di più”.

I ragazzi di MaTeMù
I ragazzi di MaTeMù

Il senso della parola solidarietà è racchiuso nel sorriso madrelingua di cui parla Mohamed Ebno Errida, mediatore linguistico culturale. “La presenza di una persona che sia capace di fare una traduzione di culture e non semplicemente di lingue è fondamentale per tenere unite le famiglie, per questioni logistiche e di ordine pubblico, per un’accoglienza seria che renda lo straniero in debito con lo stato che lo ospita”, nel Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo di Crotone Mohamed lavora per rendere l’arrivo migliore del viaggio.

“Chi accoglie ha difficoltà a cedere un po’ del suo spazio e non comprende quanta sofferenza e necessità ci sia dietro la scelta di lasciare il proprio paese”, dice Riccardo Compagnucci che si occupa di Libertà Civili e Immigrazione al Ministero degli Interni. Per questo motivo l’attività di cooperazione è preziosa, il CIES è impegnato in Africa Australe, America Latina ed Europa dell’Est con progetti di sviluppo sostenibile che possano invitare a restare. “Ogni persona costretta a partire è una sconfitta del mondo ricco e tutti quelli che si occupano di questi temi sono, per forza di cose, degli sconfitti”.

Ma Elisabetta Melandri non è d’accordo: “Noi abbiamo un insensato ottimismo”. Ed è sicuramente grazie a questo che il CIES festeggia trent’anni di successi.

Rosy D’Elia

(18 febbraio 2014)