Una massima dei tempi di Confucio paragonava il raggiungimento della virtù al percorso ripido dei sentieri per arrivare in cima ad una montagna, “La Cina ha scalato questa vetta e sta affinando la virtù dal punto di vista delle relazioni internazionali”, Marco Costa è un saggista collaboratore con la rivista di geopolitica Eurasia nonché autore del libro in via di pubblicazione per Anteo Editore La Via della Seta. Vecchie e nuove strategie globali tra la Cina ed il bacino del Mediterraneo. Da esperto del paese orientale è intervenuto nell’ambito dell’incontro “La road map della riforma della Cina e la Via della Seta 2.0” organizzato presso l’ambasciata asiatica il pomeriggio del 24 febbraio, occasione per ribadire la solidità dei rapporti sino-italiani.
Costa espone i punti che rendono il mercato asiatico appetibile dal punto di vista di una penetrazione italiana e – più in generale – occidentale “la logica multipolare delle relazioni internazionali garanzia di pace e dialogo, le innovazioni ideologico/politiche modello unico di cooperazione fra Stato e privati ed un’economia di successo che ci pone davanti agli errori del liberismo europeo ed americano”. Il loro incremento della domanda interna, del potere d’acquisto e la semplicità fiscale garantiscono anche in un periodo di crisi un aumento delle importazioni, da noi in particolare agroalimentare ed alta moda, due delle eccellenze che ci contraddistinguono.
Dal XVIII congresso del Partito Comunista Cinese (Pcc) dell’ultimo novembre è uscito un programma di riforme che prevede un’ulteriore apertura al mercato internazionale, “l’Italia è un grande partner dal punto di vista della conoscenza scientifica ed ambientale”, commenta l’ambasciatore cinese a Roma Li Ruiyu, “la collaborazione porta mutui vantaggi, avete un’esperienza avanzata nell’industria”. Pur in depressione il momento di espansione è quello giusto, “siamo nel decennale di partenariato strategico, nel secondo semestre del 2014 avrete la Presidenza del Consiglio d’Europa e nel 2015 l’expo di Milano. Da tempi antichi Italia e Cina sono stati pionieri del confronto occidente-oriente, la Via della Seta va resa più dinamica e vivace”.
Il progetto di ammodernamento segue le orme della riforma portata avanti da Deng Xiaoping nel 1978, che condusse a questa sorta di inedito socialismo di mercato. “I tre pilastri sono il consolidamento della governance socialista, l’enfatizzazione del ruolo del mercato e la promozione della giustizia sociale”, spiega Wang Xiaohui, viceministro per le informazioni del Pcc. Insomma, mitigare le interferenze governative per lasciare più spazio ai privati ma in modo che “la torta” sia condivisa il più possibile.
A dispetto del secondo Pil al mondo per valori assoluti dietro solamente agli Stati Uniti, il reddito pro capite è ancora molto basso e colloca la Cina al novantesimo posto. “La situazione rurale su tutte non è soddisfacente, ma il mix di interventi previsti potrà cancellare la sperequazione ed stimolare gli investimenti esteri”. Ad ogni modo il rinnovamento non riguarderà solo mere logiche commerciali, “ma anche la politica, per facilitare la partecipazione che comunque non è mai stata così grande. La democrazia è giovane e va migliorata, la direzione è quella giusta e ci siamo fissati il 2020 come termine ultimo per completare il percorso”. Che sia quello verso la già citata virtù.
Gabriele Santoro
(25 febbraio 2014)