L’Osservatorio Romano sulle Migrazioni presenta il X Rapporto

ossPresentato il 19 marzo presso la Sala Conferenze dell’Ospedale S. Giovanni Addolorata il decimo rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni. Specchio sulla situazione nell’area della nostra città e della provincia al quinto anno di crisi economica, il dossier è stato ideato dal Centro Studi e Ricerche Idos e sostenuto dalla Caritas per avvalersi in quest’occasione anche dell’intervento di Roma Capitale e della regione Lazio così come dell’Organismo Nazionale di Coordinamento delle Politiche Migratorie del Cnel.

Secondo lo studio la presenza di migranti regolari nell’Urbe è superiore a quella rilevata dagli archivi ufficiali, arrivando a superare quota 564 mila, concentrata per l’80% a Roma e per il 20% nelle altre province. I soggiornanti non comunitari sono oltre 315 mila, per il 40% con un permesso CE di lungo soggiorno. L’incremento rispetto al 2012 è stato dell’11%, sia per l’aumento di iscrizioni dall’estero che per quello delle nascite nel territorio italiano. Grazie alla crescita vicino allo zero per quanto riguarda i nostri connazionali, i cittadini stranieri sono più che raddoppiati (+128%).

Peggiora però la tenuta economica, Caritas e Comune hanno tastato da vicino il ricorso sempre più alto alle mense sociali, crolla la produzione e aumentano i fallimenti e le chiusure di esercizi. Nonostante ciò il tasso di disoccupazione a Roma è leggermente al di sotto della media italiana e provinciale – si oscilla tra il 9 ed il 10,7%. Il bilancio fra assunzioni e cessazione rapporti è negativo, in termini di più di 8 mila persone. Tra gli occupati il 53% è inserito in professioni precarie e meno qualificate. Continua ad essere elevato il numero di infortuni, 4 mila i casi solo a Roma.

Meglio nell’imprenditoria, dove al decremento di aziende italiane di 657 unità risponde un +12% di quelle con titolare straniero, 34 mila a livello assoluto di cui il 70% nella Capitale. Un impresario su tre è asiatico, uno su quattro viene dall’Europa comunitaria o dall’Africa. La prima comunità è quella bengalese davanti alla rumena rispettivamente con 7400 e 6300 imprenditori. Per quanto riguarda il lato finanziario 3000 sono i migranti la cui presenza è attestata da rapporti con le banche mentre sono in 4500 ad avvalersi dei money transfer, con due miliardi di euro mossi principalmente verso l’Asia.

La dimensione religiosa vede 293 luoghi di culto censiti dalla Caritas e dalla Migrantes di Roma, per 2/3 adibiti a confessioni del cristianesimo. Seguono circa 75 mila musulmani, 11 mila hindu, 9 mila buddhisti e seguaci di altri culti orientali, come i 5 mila sikh. Atei ed agnostici sarebbero invece circa 19 mila.

L’Osservatorio si sofferma anche sul problema della devianza criminale, riferendo che le denunce penali del 2011 contro cittadini stranieri sono state 26811, numero che può sì portare ad un’attenta riflessione ma che va bilanciato con un aumento degli addebiti più contenuto rispetto a quello riscontrato fra gli italiani.

Le linee conclusive tratte dal rapporto riguardano il tema dell’accoglienza, che non deve venir meno nemmeno nelle fasi di maggiore crisi, con forme chiaramente differenziate per i comuni più piccoli ed un impegno qualificato per la riqualificazione e la competitività economica. Per dirla come monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas, “serve un’integrazione che unisca senza confondere e distingua senza separare”.

G.S.
(19 marzo 2014)