“Perché lasciare Ferdowsi da solo? Festeggiamo il capodanno con lui!”, così ha detto l’architetto Ardeshir Shojai Kaveh un po’ di anni fa ai suoi amici e da allora centinaia di persone s’incontrano regolarmente in occasione del Nowruz intorno alla statua del poeta persiano. Anche quest’anno, il 21 marzo, la comunità iraniana si è riunita a Villa Borghese davanti alle statue di Ferdowsi, Hafez e Nezami Ganjavi, per una lettura di poesie e versi dei grandi poeti e per scambiarsi gli auguri per il primo giorno del primo mese della prima stagione dell’anno 1393. E’ stato allestito il tradizionale Haft Sin – è come l’albero di Natale per i cristiani – per ricordare quando secondo la leggenda, “è stato il giorno dello spuntare dell’erba e del fiorire sia delle piante che degli esseri umani”. In lingua farsi, now significa “nuovo”, ruz “giorno”. I cittadini persiani, uno alla volta, hanno letto poesie dei loro poeti nazionali davanti agli ospiti iraniani e italiani, ma anche a gruppi di turisti curiosi che si sono fermati per sentire la storia del Nowruz. Molti dei convenuti non si vedevano da anni ed è stato un vero piacere rincontrarsi e raccontare il percorso della loro vita.
“Abbiamo chiesto al sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino, che questa festività sia riconosciuta e ricordata anche nel Comune di Roma con approvazione di una mozione assembleare, visto il profondo e antico legame di amicizia e cultura tra i due popoli. Questo messaggio di pace e amicizia sarà gradito anche al popolo afgano, in ragione dell’impegno pacifico italiano in quell’area geografica. Quest’anno spetta all’Afganistan celebrare la festa internazionale di Nowruz con la presenza di diversi capi di stato”, racconta Ardeshir Shojai Kaveh, che ha firmato la lettera al sindaco insieme a Vahe Massihi Vartanian e Panthea Javedan. Secondo la più antica tradizione, il Nowroz si festeggia in Iran, Afghanistan, Georgia, Azerbaijan, Kurdistan, Albania, in vari paesi dell’Asia centrale come il Tajikistan, il Kyrkyzstan, l’Uzbekistan, il Turkmenistan e il Kazakhstan, ma anche nelle comunità iraniane in Iraq, Pakistan, Turchia. Nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto il 21 marzo Giornata Internazionale di Nowrooz, celebrata nel 2013 anche dal Parlamento Europeo, in Italia l’Assemblea di Roma Capitale ha salutato la comunità iraniana e tutte le altre comunità che il 21 marzo festeggiano il Nowruz.
“Questa festa è molto importante per noi”, continua Ardeshir Shojai Kaveh, arrivato in Italia per studiare arte negli anni ’70 e poi rimasto a causa della rivoluzione in Iran, sposato con una romana, ha due figlie. Racconta della comunità iraniana, 2-3 mila presenze a Roma: “il lato bello è che non siamo ghettizzati, siamo mescolati e integrati, ma dall’altro lato è brutto perché non c’è unità”. Nei primi giorni in Italia aveva la sensazione che le frontiere non esistessero, girava per i locali di Trastevere con Francesco de Gregori e Antonello Venditi, quando questi erano degli sconosciuti, si sentiva di appartenere a quel mondo. Per lui era più facile rispetto agli altri che erano chiusi, mangiavano solo cibo persiano e non bevevano vino. Nonostante ciò, non smette di sentirsi un vero iraniano. “Quando un americano o un australiano viene in Italia, è un ospite, invece una persona del Bangladesh o dell’Iran è un extracomunitario e deve imparare la lingua, si deve integrare, studiare le leggi italiane. Per esempio, nei corsi del settore sanitario per le donne dell’est o dei paesi arabi, si sente il comportamento superiore del personale italiano, che cerca di far capire loro come dovrebbe essere la famiglia, mentre alle donne americane, australiane non si dice mai come devono essere trattate dai loro mariti”.
“Aspettiamo che la festa più importante per noi sia riconosciuta da Roma Capitale per sempre, come da diversi anni fanno sia la Casa Bianca che Buckingham Palace: celebrano la ricorrenza con haft sin, il sombolo del Nowruz”, dice l’architetto Vahe Massihi Vartanian, che ci tiene molto agli auguri del sindaco e anche alla sua presenza al Capodanno iraniano, “perché è una voce che ci incoraggia a festeggiare”. Come gli altri stabiliti nel nostro paese, passa nel nuovo anno due volte. “Per il Nowruz la città diventa colorata: con pesci e animali multicolori, simboli che oggi vediamo sui vestiti delle donne turche”. Vartanian mostra fiero i saluti e gli auguri delle altre associazioni delle quali fa parte: Zatic, italo-armena, e Forum.
“Da anni cerchiamo di dare un senso di comunità agli iraniani con l’appuntamento alla statua di Ferdowsi, per condividere l’aria di casa, per costruire un legame tra chi vive da molto qui e chi è appena arrivato. Ma è anche una festa per far conoscere l’Iran agli italiani e viceversa”, dice l’architetto Abolhassan Hatami, dell’associazione italo-iraniana Alefba, in Italia da tanti anni. Hatami, sposato con una cittadina italiana, ha una figlia, e festeggia il capodanno con i cattolici e con i connazionali. L’associazione Alefba ha tantissime attività per promuovere la cultura persiana: presentazioni di libri, mostre fotografiche, rassegne di film dell’Iran, dibattiti, incontri sulla cultura italiana per studenti iraniani, conversazioni settimanali per i coniugi o figli di cittadini persiani che vogliono approfondire la lingua.
Tanti auguri alla comunità iraniana e le altre comunità che festeggiano il capodanno anche da parte di Piuculture.
Raisa Ambros(27 marzo 2013)