Zahrtmann dipinge tra la curiosità della genteDa lunedì 31 marzo ha aperto i battenti la mostra “Impressionisti Danesi in Abruzzo”, presso il museo Hendrik Andersen. L’esposizione, che durerà fino a giugno, comprende cinquantatre opere, tutte databili tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, che raccontano le esperienze artistiche di alcuni importanti pittori danesi, giunti in Italia dopo gli insegnamenti del maestro Kristian Zahrtmann, che per primo aveva trovato una novella Arcadia nella piccola cittadina di Civita D’Antino(Aq). Oltre alle opere del pittore originario di Frederiksberg, durante la mostra si possono ammirare i dipinti di Skovgaard, Simonsen, Petersen, Hansen e molti altri.
Uno dei tanti panorami di Civita D’Antino“In realtà gli artisti esposti non possono essere definiti “impressionisti” nel senso canonico del termine – spiega Marco Nocca dell’Accademia delle Belle Arti di Roma – poichè non appartengono alla scuola stilistica di Monet, Manet, Degas. Tuttavia è stato scelto di raggrupparli sotto questo nome poichè la loro volontà di uscire dall’ordine accademico e tradizionale dell’arte li accomunava con gli artisti francesi che li avevano preceduti”. Questa differenza di stile è evidente anche ad una prima occhiata dei quadri esposti: le linee sono ben definite, non c’è segno di puntinismo o di altre tecniche tipiche dell’impressionismo di matrice transalpina, tuttavia l’attenzione per i paesaggi, per i ritratti, e la volontà di fermare un istante come se si stesse utilizzando una macchina fotografica, sensazione molto vicina ai quadri dei più celebri interpreti impressionisti, è la stessa. “Ciò che affascinò sin da subito Zahrtmann- prosegue Marco Nocca – fu il legame tra i riti tradizionali e la popolazione locale. Ritroviamo continui riferimenti, in particolare nel “Corteo nuziale in Abruzzo”, o in “Sora” di Hansen, in cui sono presenti due suonatori di zufolo, strumento ricorrente nei loro dipinti.
L’ amore per questo piccolo borgo ai confini con il Lazio, portò Zahrtmann a promuovere delle mostre in Danimarca, grazie alle quali, molti altri artisti decisero di raggiungere i luoghi ritratti nei suoi quadri per poter riempire le proprie tele dei magnifici colori che la terra italiana regalava”. Oltre ai paesaggi meravigliosi, l’elemento che più risalta, anche allo sguardo inesperto, è la grande semplicità e povertà dei soggetti ritratti, che ben rappresentano la vita quotidiana di inizio ‘900 nelle campagne italiane. Un viaggio nella storia del nostro paese – attraversato in lungo e in largo nei grand tour organizzati dai facoltosi viaggiatori europei – che nel caso di Zahrtmann, si è trasformato in un legame inscindibile tra l’artista e la terra di adozione.
Adriano Di Blasi
(2 aprile 2014)
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