Le Filippine con le loro oltre 7000 isole presentano una miriade di situazioni diverse, tutte da raccontare e che per questo hanno un popolo di grandi “storyteller”, per usare le parole di Stefano Galanti e Maria Paola Zedda, organizzatori dell’evento “Across Asia”, festival che sabato 31 maggio e domenica 1 giugno al MaXXI omaggerà il Paese dell’estremo oriente proponendone la cinematografia, la musica, le danze, la cucina, le tradizioni.
Il progetto nasce da un’altra isola, magari dal nostro punto di vista meno esotica, la Sardegna. “Con l’associazione Zeit abbiamo vinto un bando per creare un festival sul rapporto fra cinema e arti visive”, racconta la Zedda, seppur l’idea originale intendesse trattare “l’Europa come fortezza, il concetto di confine linguistico geografico”. Ma l’area scelta, le miniere abbandonate del Sulcis, per di più nella rigidità invernale, non agevolò l’afflusso del pubblico. “Meglio tornare in città”, si dicono Zedda e Galanti, con un altro focus: portare a Cagliari quel cinema asiatico fuori dai grandi circuiti del mainstream.
La scelta delle produzioni filippine non è stata casuale, si tratta di un’industria in forte espansione, la terza del mondo dopo India e Stati Uniti, in uscita dalla nicchia del mercato del sud-est asiatico. “Ci sono cinque/sei registi famosi in Europa, di successo, che partecipano ai festival di Cannes, Rotterdam, Venezia”, come Brillante Mendoza e Lav Diaz, spesso promossi anche dalla trasmissione di Rai3 Fuori Orario. Questo perché l’eredità delle dominazioni spagnola prima e statunitense dopo ha generato un sincretismo culturale rimasto non distante da quello del vecchio mondo.
“Le tematiche trattate sono in linea con il cinema indipendente europeo”, dal politicamente scorretto alla fantascienza, dalla commedia nera al musical, ma in cui emerge la costante del dramma di un’identità difficile da definire – a partire dal crogiolo di lingue che comprende anche una misto di inglese e spagnolo residuo del retaggio coloniale – e che si ripercuote ad esempio sull’interiorità religiosa, portata all’estremo da una parte e mescolata con credenze panteiste dall’altra. Queste peculiarità hanno permesso lo sviluppo di uno stile narrativo meno lineare, frutto di un movimento di pensiero nato in particolare fra le strade di Manila, metropoli con oltre 12,5 milioni di abitanti.
Cagliari rispose bene un anno fa, “è territorio di emigrazione, più espansivo di Roma. Le comunità sono forti ma c’è più omogeneità e meno conflitto rispetto alla capitale, dove “Across Asia” adesso tenta l’affermazione. Il concetto di base è sempre lo stesso: coinvolgere i filippini per farsi conoscere, per esprimersi continuando a fare ciò che fanno di solito semplicemente spostandosi di pochi metri: la scelta del MaXXI, vicino ai principali punti di ritrovo come piazza Mancini e piazza Manila, in questo può aiutare.
Spazio quindi alle crew di seconda e terza generazione, in una sorta di contest dalla modalità aperta che vede i ballerini provare le coreografie da almeno un mese. “Ci piaceva l’idea di un MaXXI ‘invaso’ da questi gruppi e il direttore artistico si è entusiasmato allo stesso modo”, anche con un pizzico di empatia per altri asiatici. L’area ha poi una vocazione urbanistica che si riconnette alla città ‘altra’ propagandando un linguaggio che trascende gli eventi di solidarietà o filantropici. Infine è stato apprezzato il nostro low budget!”.
Una grande mano è stata data dall’ambasciata filippina, nel fornire contatti di scuole di danza e di musica, nel pubblicizzare il festival e nella gestione del catering, rigorosamente tradizionale, a libera fruizione del pubblico che frequenterà i due giorni di rassegna.
La situazione governativa dell’arcipelago è complessa, non c’è più la dittatura di Marcos da quasi trent’anni ma siamo lontani dal concetto occidentale di democrazia. Tuttavia se la visione interna di alcuni film che mostrano “il lato oscuro” del paese è ostacolata, la diffusione estera è piuttosto libera, “è una ‘rimessa culturale’, mostra l’avanguardia, ci si vuole liberare dello stereotipo delle colf. E il pubblico si commuove nel rivedere fedeli situazioni vissute nei luoghi nativi da cui è dovuto andare via”.
L’unico vero filo conduttore, a volerne trovare uno, è la sperimentazione dei linguaggi, che siano musicali o cinematografici. Per il resto c’è “ampia autonomia nel gestire la ricca scaletta che spazierà tra i più svariati stili per incontrare la trasversalità dei gusti. Dopo Cagliari la sfida è conquistare Roma, “essendo una grande città da una parte è più facile, dall’altra c’è la concorrenza di maggiori alternative. Ma è un tentativo che vogliamo fare, l’offerta è appetibile, la comunicazione è orizzontale e se hai qualcosa da dire il messaggio arriva”.
Per tutte le informazioni e il programma completo: http://www.acrossasiaff.org/
Gabriele Santoro (27 maggio 2014)