Ieri lunedì 9 maggio giornata dell’esame di lingua italiana per stranieri alla scuola dell’Acse – Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi – in via del Buon Consiglio 19. Dopo gli scritti della mattina, basati su comprensione della lettura e produzione scritta, nel pomeriggio si sono svolti gli orali, impostati principalmente sulla conversazione, anche con la simulazione di situazioni tipo. Il superamento dell’esame vale l’attestazione dell’italiano A2, uno dei requisiti per l’ottenimento della carta di soggiorno di lungo periodo.Tra gli allievi c’è una netta predominanza di africani, molti da Togo e Camerun, più qualche ragazza dall’Est Europa, Romania e Georgia. Si è creato un clima amichevole, agevolato molto spesso dalla lingua e fascia di età in comune. Quasi tutti sono molto giovani e pochi arrivano ai 30 anni. La maggior parte è comunque interessata più alla possibilità di imparare meglio l’italiano che non all’attestato in sé. Alcuni hanno già infatti il permesso di soggiorno indeterminato, come Nestor, togolese di 39 anni, attualmente disoccupato. Come gli altri, è venuto a conoscenza di questo corso tramite passaparola. Nel suo caso avvertito dalla moglie, altre volte consigliato dagli amici.Le storie sono le più disparate. Didier Junior, 19 anni, del Camerun è da solo 6 mesi in Italia con la famiglia. È in possesso del cedolino della posta che certifica la domanda di permesso di soggiorno e sta cercando di imparare bene l’italiano per potersi iscrivere all’università, facoltà di biologia, dopo gli studi di biochimica nel suo paese. Il connazionale – e coetaneo – Stephan invece spera di sfondare nel calcio. Ha già un fratello che gioca a Milano e spera di seguire le sue orme.Più difficile la storia di Nawal, marocchina di 32 anni, da 2 in Italia ed estetista da 6 mesi. Appena arrivata è stata presa a lavorare nei campi in condizioni vicine alla schiavitù. Ma ha avuto la forza di rivolgersi all’associazione Right Job per denunciare i datori di lavoro – tuttora c’è un processo in corso – ed ottenere assistenza per un inserimento graduale nella società. Ed è stato grazie a loro che ha conosciuto la scuola di italiano dell’Acse. “Anche se è stata una brutta storia, poi ha portato a qualcosa di buono”, afferma Nawal. Il suo italiano è già buono, ma vuole approfondirlo anche per aggiornarsi in ambito lavorativo.Più classica invece la storia di Irma, georgiana di 26 anni, laureata in economia nel suo paese e dal 2008 nel nostro paese, dove fa la badante. Ma in patria non riusciva comunque a trovare un lavoro legato ai suoi studi o che comunque avesse una retribuzione adeguata. Non fa programmi a lungo termine, per adesso continuerà a lavorare – e vivere – presso la famiglia dove si trova.Gli insegnanti Due le esaminatrici per l’orale, Maria Lisai e Giusi Giaquinta, cui si è aggiunto verso la fine anche Francesco Di Bisceglie. Sono in veste di volontari ed anche per loro è valso il passaparola per venire a conoscenza della possibilità di insegnare in questa scuola. La Giaquinta è un’insegnante di scuola superiore in pensione, anche se “insegnare la lingua è totalmente diverso da storia e letteratura”. La Lisai invece si occupa anche dell’alfabetizzazione nell’ambito dell’Acse. Come preparazione ha svolto un anno di tirocinio presso il Centro Astalli, affiancata da un’insegnante veterana.Il sistema di valutazione è standardizzato in tutte le scuole, la scala è piuttosto ristretta, va da 0 a 2. Per superare l’orale serve un minimo di 4 punti, da ottenere nelle tre parti in cui è composto. Per gli scritti invece gli esaminatori non sono interni alla scuola, ma sono universitari.In generale agli orali ci sono più difficoltà, a volte non vengono le parole, ci sono piccole amnesie – dichiarano gli insegnanti. Sugli scritti vengono fatti più esercizi. Anche se quest’anno c’è stato meno tempo per prepararsi all’esame, l’avviso è stato dato in ritardo e si pensava dovesse svolgersi a giugno, come in passato. Il livello di preparazione è comunque buono, in media circa il 90% degli studenti riesce ad ottenere la certificazione A2. Oltre agli ispanici, anche in francofoni hanno qualche vantaggio nell’apprendimento. Anche se i primi, per la maggiore somiglianza della lingua, tendono ad avere troppa confidenza che a volte li porta ad errori poi difficili da correggere. Per gli anglofoni i maggiori problemi sono legati alla fonetica e alla diversa pronuncia di gruppi di lettere – come il “ch”. Ma in media i più preparati sono quelli dell’Europa orientale, per un livello culturale spesso più alto e per i metodi di studio molto rigidi che hanno appreso dai paesi di provenienza. Anche se nelle loro lingue mancano gli articoli e questo li condiziona anche nella lingua italiana.займ на карту онлайн круглосуточно rusbankinfo.ru