“Fuori piove, dentro pure. Passo a prenderti?”

copertina“Se non sanno chi sei e non riescono ad etichettarti non possono escluderti, chi non ha una definizione in questa società non esiste. Io ho un nome italiano, sogno in italiano, penso in italiano e piango in italiano”. Con queste parole si descrive Antonio Nashy Distefano nel libro “Fuori piove, dentro pure. passo a prenderti?” che segna il suo esordio letterario. Lui, figlio di genitori angolani, è nato a Busto Arsizio in provincia di Varese 22 anni fa, ma ha passato gran parte dell’adolescenza a Ravenna ed è proprio nella città romagnola che ha ambientato il suo romanzo. Nel libro Antonio scrive di se stesso, o almeno di parte del suo passato fatto di musica e storie d’amore, ma anche delle difficoltà legate al colore della pelle. Il suo obiettivo tuttavia non è stato quello di affrontare temi legati al razzismo, quantomeno non direttamente: ” I razzisti non leggeranno certo l’opera scritta da uno di colore. Con i razzisti non ho interesse a parlare. Io scrivo delle esperienze che vivo, scrivo al passato, scrivo d’amore”.

Sharon, Giada, Elettra e Adele sono solo alcune delle ragazze al centro del racconto, ognuna delle quali ha un posto speciale nel cuore di Antonio o in quello di suoi cari amici. Ma è in particolare dopo la relazione con Linda che il giovane scrittore ha deciso di iniziare il romanzo: ” I suoi genitori non mi hanno mai visto. Ma a loro è bastato sapere da dove venissi per opporsi al nostro rapporto, per accusarmi di essere uno spacciatore quando non ho mai fumato nemmeno una sigaretta, di non amarla solo perchè mi sono trasferito per un periodo a Prato per giocare nella squadra di calcio a 5 in serie B”. Un escalation di emozioni intense, quelle raccontate nel libro, accompagnate dalla musica più ascoltata da Antonio. Ogni sezione del racconto, infatti,  si apre con il titolo di un brano e la scritta PLAY, come a voler far immergere il lettore nella storia accompagnandolo con una colonna sonora. La sua paura ora, è di essere utilizzato come strumento anti-razzista. E ne è spaventato non perchè non sia giusto, ma perchè “Sono contrario a fare delle persone nere più o meno famose delle icone contro il razzismo come sta avvenendo per esempio con Mario Balotelli. Avere la pelle nera non basta di certo a farsi portatori di messaggi positivi e universali”.

Anche per questo motivo, durante il racconto, il tema del razzismo viene affrontato relativamente e , in alcune sezioni è totalmente assente. Antonio infatti si sente più italiano che angolano, ma è altrettanto convinto di voler visitare il paese dei suoi avi: ” Prima o poi tornerò. Sono italiano a tutti gli effetti, come mi fanno notare in molti. Ma in realtà il mio vero paese non l’ho ancora trovato, per ora sono solo un cittadino del mondo”.

Adriano Di Blasi

(17 agosto 2014)