“L’islam italiano: la sfida del dialogo e della cittadinanza attiva”. Intorno a questo tema si è costruito il dibattito tra i numerosi relatori della XIII Giornata del dialogo cristiano-islamico il 27 ottobre alla Grande Moschea di Roma, moderato da Gian Mario Gillio, direttore del mensile online Confronti.
“Le ricchezze moltiplicano gli amici, ma il povero è abbandonato dall’amico che ha”, a citare il Libro dei proverbi è monsignor Cristiano Bettega, direttore dell’ufficio ecumenismo e dialogo della CEI (conferenza episcopale italiana), per evidenziare come due popoli possano diventare amici solo trovando valori da condividere: i tesori di tradizione, fede e umanità. “Si tratta di scoprirci complementari, diversi ma non lontani, autonomi ma non paralleli”. Abbattere l’ignoranza e implementare la conoscenza reciproca aiuterà a diventare ricchi per scoprirci amici, è l’idea di monsignor Bettega.
“L’unica arma per ristabilire lo spirito del dialogo è il rispetto verso i cittadini senza differenze di etnia, cultura, colore della pelle” – è il pensiero esposto dal segretario generale Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouane, nel discorso introduttivo della conferenza.
“Siamo alla terza generazione dei figli d’islamici. È più che mai necessario andare oltre l’islamofobia dilagante”, afferma il deputato Khalid Chaouki. Non si può parlare degli italiani di domani se non attraverso i diritti. Servono dei modelli di educazione che riguardino anche la legge della cittadinanza. Marina Nelli, viceprefetto della direzione centrale per gli affari dei culti, parla di due tipi di dialogo: quello interreligioso, innato dentro le confessioni, e tra religioni e le istituzioni. “Le nostre porte sono sempre aperte, ci piacerebbe creare un punto di incontro con le religioni”.
“Nessuno può impedire alla donna di mettere il velo, ma alla donna musulmana viene imposto”, a parlare è Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea all’università Sapienza. Dal suo discorso emerge che bisogna fare passi avanti per quanto riguarda il ruolo della donna, “capire cosa abbiano da imparare l’una dall’altra” la donna musulmana e quella occidentale.
“Essere qualcuno che sa amare Dio e mostra lo stesso amore per il prossimo”, così spiega il significato dell’amicizia e della fratellanza Yahia Pallavicini, Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization. Per la cittadinanza attiva la soluzione è “non creare un ghetto di un mondo parallelo”.
L’importanza del dialogo tra lo Stato italiano e l’islam – la seconda religione del paese – è stata ribadita anche da AbdAllah Cozzolino, componente della Confederazione islamica italiana. Sicuramente bisogna fare conoscere di più realtà d’incontro come la Moschea, propone il senatore Lucio Malan.
Tutte le parole degli invitati hanno il medesimo messaggio: “la pace e il dialogo fra i cristiani e i musulmani è fondamentale per la pace mondiale”.
Raisa Ambros
(29 ottobre 2014)
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