La buona scuola: si aggiunge un capitolo sugli alunni stranieri

Il Ministro Stefania Giannini. Fonte: Google
Il Ministro Stefania Giannini. Fonte: Google

Qual è la buona scuola? Lo è una scuola “consapevole che l’apertura al mondo si fa prima di tutto dando valore alla pluralità di mondi – lingue, religioni, culture, esperienze – che sono ormai parte costitutiva della scuola e del paese”. Così Scuolemigranti, la rete di associazioni che da anni operano per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri, ha contribuito alla consultazione su La Buona Scuola, documento diffuso dal governo a settembre per discutere pubblicamente sul futuro dell’istruzione.

“Tutto ciò che è proposto in questo rapporto lo abbiamo studiato, vagliato, incubato negli ultimi mesi. Lo offriamo ai cittadini”, si legge sul sito dell’iniziativa, “perché ci aiutino a migliorare le proposte, a capire cosa manca, a decidere cosa sia più urgente cambiare e attuare”. E in effetti una mancanza grave è saltata subito all’occhio di Scuolemigranti: nemmeno una parola sugli 800.000 bambini e ragazzi stranieri che frequentano le nostre scuole.

Ma, a distanza di poco più di un mese, sono già stati fatti dei passi avanti. Il 17 ottobre scorso il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha incontrato dirigenti scolastici ed esperti, tra cui Fiorella Farinelli del Comitato Scientifico di Scuolemigranti, per l’insediamento dellOsservatorio nazionale per l’integrazione degli studenti stranieri e per l’intercultura, che si è ricostituito dopo 7 anni di assenza.

L’incontro è stato l’occasione giusta per sottolineare la necessità di rimediare all’inspiegabile silenzio sul tema nel rapporto La Buona Scuola. Il Ministro ha dichiarato di voler aggiungere un capitolo specifico al documento del governo e ha proposto all’Osservatorio di partecipare alla stesura.

Inoltre il Ministro Giannini, sollecitato dal rappresentante dell’associazione Seconde Generazioni, si è impegnato a far rispettare  la legge n.97 del 6 agosto 2013 che, secondo una disposizione europea, consente l’accesso ad alcuni comparti dell’impiego pubblico anche a cittadini non italiani purché con cittadinanza di paesi appartenenti all’Unione Europea.

Rosy D’Elia

(29 ottobre 2014)