Marina va alla guerra…di Tor Sapienza

Rifugiati, coop. Un Sorriso
Rifugiati, coop. Un Sorriso

Marina è minuta, piccolina, che sembra strano debba fronteggiare un caos così grande: la guerriglia e le barricate dei migranti nel palazzo; un quartiere che s’incendia e si scaglia contro di loro, l’arrivo di nomi grossi della politica nazionale – Salvini, Borghezio, i 5 Stelle, il sindaco Marino – e il dramma del paziente lavoro di un anno che va in fumo con pochi giorni di guerra urbana. Marina (nome di fantasia) era lì, dentro a quei palazzi a Tor Sapienza, insieme ai migranti che distruggevano porte e finestre per fare barricate e difendersi. Dalla parte dei ragazzi che aiuta ogni giorno? Forse sì, ma obiettivamente consapevole del degrado di un quartiere. Scossa perché “siamo ancora recintati e scortati dalla polizia”. Preoccupata perché “ogni giorno torna qualche ragazzino migrante, che prima dello scoppio del tumulto cittadino, risiedeva qui. Ma non può stare con noi. Chiamano anche, e dicono, disperati, che vogliono tornare”. Sono 46 i minori trasferiti in altre strutture di accoglienza di Roma e provincia. L’altro risvolto della medaglia è che dieci operatori hanno perso il lavoro.

“Attualmente abbiamo 31 ospiti rifugiati – dice Marina della Cooperativa Un Sorriso – adulti che provengono da Paesi di guerra come: Somalia, Mali, Ghana, Etiopia, Eritrea, Afganistan, Pakistan, Siria”. Tutti adulti. Dei tre servizi che si occupavano dei minori, gestiti dalla cooperativa, ubicati nello stesso palazzo – un Centro di Prima Accoglienza (CPA); un centro Semiautonomia, per minori prossimi ai 18 anni e il Gruppo appartamento “la casa sull’albero” con minori italiani e stranieri civili e penali – sono tutti momentaneamente chiusi. “Oltre ad essere scortati – continua Marina – non sappiamo bene le scelte dei vertici e delle istituzioni quali saranno”.

Ragazzi della coop. Un sorriso dipingono gli appartamenti
Ragazzi della coop. Un sorriso dipingono gli appartamenti

“Da anni lavoro qui e posso dire che il quartiere ha sempre vissuto una situazione di degrado e dimenticanza da parte delle istituzioni. Di sicuro, portare qui tanti soggetti disagiati (rom, rumeni, rifugiati, etc.) non ha giovato agli equilibri di una zona che si vede già circondata da prostituzione e spaccio, ma che soprattutto non ha ricevuto risposte dal Comune dopo le continue segnalazioni degli abitanti”. Continua Marina “noi siamo stati il bersaglio più facile, sia a livello logistico, sia per i movimenti dell’estrema destra, che ci hanno bombardato per ben due sere di seguito, scatenando le più disparate reazioni degli ospiti. I minori si sono sentiti braccati ed hanno avuto molta paura“. Riprende fiato Marina “La reazione? La distruzione interna del piano in cui erano alloggiati. Per evitare che entrassero. Hanno tolto porte per metterle come difesa all’entrata e si sono armati in caso di attacco interno”.

“I rifugiati invece hanno avuto crisi, attacchi di panico e pianto. Si è risvegliato in loro quel senso di insicurezza, paura e ritorno in uno status mentale di difesa come in un’ altra guerra. Il lavoro di più di un anno a livello psicologico è andato completamente in fumo. I ragazzi dal punto di vista psicologico sono molto regrediti“.

Marina ricorda però anche cose buone “abbiamo ricevuto molta solidarietà da parte di tutti, ma in particolare dobbiamo ringraziare le scuole: Asinitas, Arci e Auser ed in particolare la Comunità di Sant’Egidio. Tutti hanno contribuito a far sentire il vero affetto anche venendo al centro di accoglienza e stando fisicamente con gli ospiti e gli operatori”. Ad oggi si cerca di tornare alla quotidianità, anche perché bisogna soddisfare le richieste dei ragazzi e cercare di far dimenticare ancora una volta la violenza e la paura.

Ragazzi dipingono il centro della coop. Un Sorriso
Ragazzi dipingono il centro della coop. Un Sorriso

Il 4 dicembre è prevista una fiaccolata al centro di Roma, “saremo in prima linea” dice con forza Marina. Ci saranno sia gli operatori della Cooperativa “Un Sorriso”, compresi gli ospiti, per ringraziare innanzitutto la vera solidarietà ma soprattutto per denunciare gli stati di abbandono delle periferie romane, “perché noi come gli abitanti di Tor Sapienza appoggiamo in pieno la stanchezza di un quartiere dimenticato, come nelle altre periferie della città di Roma”. Marina e molti altri non vogliono in nessun modo che quello che è accaduto possa essere l’inizio di una nuova e terribile escalation di ignoranza, paura del diverso e di espansione di idee contro integrazione, stranieri e diversità.

Fabio Bellumore
(04 dicembre 2014)

LEGGI ANCHE
Quale accoglienza? Spunti di riflessione sul sistema Italia
Ponte Mammolo: la baraccopoli dei rifugiati di Roma