Il 2015 comincia male per chi sceglie la via del mare. Proprio mentre la nave cargo Ezadeen, destinata al trasporto di bestiame, si trova senza equipaggio nel cuore del Mar Ionio e affollata di 450 migranti, la Marina Militare italiana apre il nuovo anno con un comunicato stampa in cui annuncia la fine delle operazioni di Sorveglianza e Sicurezza Marittima attivati successivamente all’operazione Mare Nostrum.
Negli ultimi giorni ci sarebbe stato un braccio di ferro tra i vertici della Marina e quelli del Ministero dell’Interno sul futuro dell’operazione che si è conclusa il 31 ottobre. Il passaggio a Triton non è stato affatto semplice. E pare che solo adesso, con il nuovo anno, sia ufficiale. In questi due mesi la Marina ha continuato a impegnare uomini e mezzi per assicurare gli stessi interventi di Mare Nostrum. “Chi sta in mare si rende conto dell’utilità di quello che ha fatto nei mesi scorsi. Ma la Presidenza del Consiglio è quella che decide. Poteva essere più coraggiosa, e non lo è stata”, commenta Berardino Guarino, direttore del Centro Astalli.
Nella nota pubblicata il primo gennaio alle 20,00 sul sito della Marina Militare si legge: “In due mesi di attività i nostri equipaggi hanno portato in salvo 4608 persone delle 13668 complessivamente recuperate oltre che dalla Marina Militare, anche dai mezzi delle Capitanerie di Porto, della Guardia di Finanza e dalle navi mercantili; gestito 6 emergenze sanitarie tra cui il lieto evento della nascita di un bambino a bordo di Nave Etna; catturato 1 “nave madre”; consegnato all’ Autorità Giudiziaria nazionale 19 presunti scafisti”.
Da adesso in poi interventi di questo tipo non saranno più possibili, il cambio di operazioni ha differenze rilevanti: si passa da investimenti di 9,5 milioni al mese a meno di 3 per Triton, da 172 miglia di azione a 30, allo scopo umanitario con attività di individuazione e soccorso si sostituisce uno scopo di controllo con i mezzi impegnati solo nel pattugliamento delle frontiere.
“Come dimostrano gli avvenimenti di questi giorni, sono state fondamentali le operazioni in mare. Triton ha un contingente ridotto e un alto fattore di rischio: non permette l’intervento in acque extraeuropee. C’era stato un miglioramento della consapevolezza da parte dell’UE sul tema, ma poi si è tutto concluso tornando indietro- continua Guarino del Centro Astalli- Speriamo solo di non dover piangere altri morti, i presupposti ci sono”.
Comincia un anno in cui sarà difficile rispettare una legge antica: non si lascia nessuno in mezzo al mare.
Rosy D’Elia
(2 gennaio 2015)