“Allarme per il momento che stiamo vivendo”, “islamofobia”, “nuove frontiere dell’odio e della discriminazione on line”. Sono queste le parole che balzano più agli occhi parlando con il Direttore di Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – Marco De Giorgi. Unar – che fa capo al Dipartimento per le Pari Opportunità – lancia la prima campagna in Italia che si prefigge di toccare tutte le forme di discriminazione. “Spegni le discriminazioni accendi i diritti” – lo slogan – non poteva arrivare in un momento migliore, dove l’idea di altro, di straniero, viene associata alla flotta dei migranti in attesa di salpare dalla Libia per l’Italia. Mentre la religione musulmana viene associata – semplificando erroneamente – al terrore dello Stato Islamico, sempre a poche miglia dalle nostre coste del mediterraneo. Informare e offrire strumenti per chi è vittima di discriminazione: questi gli obiettivi della campagna, che avrà una diffusione capillare anche in vista della XI edizione della Settimana contro il razzismo che si farà in tutte le scuole e i comuni di Italia dal 16 al 22 marzo.
Direttore cosa possono fare le vittime di discriminazione?Rivolgersi all’Unar e denunciare per proseguire nel percorso di tutela anche davanti al giudice, se serve.
Quali gli strumenti a disposizione delle vittime?Abbiamo attivato un Fondo di solidarietà di 200 mila euro che anticipa le spese legali a chi intenda intentare una causa per combattere una discriminazione. Tale Fondo è esteso anche alle associazioni che agiscono per conto delle vittime.
Quali sono le attività del contact center?Il contact center dell’Unar fornisce informazioni, orientamento e supporto alle vittime delle discriminazioni provvedendo a raccogliere segnalazioni, denunce e testimonianze su fatti, procedure ed azioni che pregiudicano la parità di trattamento tra le persone.Offre un ascolto professionalmente qualificato e, tramite attenta istruttoria svolta sotto la supervisione dell’expertise dell’Ufficio, procede, ove possibile, alla risoluzione dei casi oppure ad accompagnare il soggetto discriminato durante l’iter giurisdizionale.
Che numero bisogna chiamare? Il servizio multilingue è raggiungibile tramite il numero verde gratuito 800.90.10.10. La segnalazione si può effettuare anche on line sul sito www.unar.it. Su questo sito chiunque sia vittima o testimone di fenomeni discriminatori può compilare, anche nella propria lingua, un apposito form che attiva immediatamente la comunicazione al Contact Center.
Quali sono le discriminazioni in Italia?Il nostro Ufficio da anni realizza un monitoraggio su tutte le forme di discriminazioni: razza e etnia, disabilità, religione, età, orientamento sessuale e identità di genere come richiede l’Unione europea.
Quali le più frequenti?Quasi il 70 % delle segnalazioni che riceviamo riguarda la discriminazione a sfondo etnico- razziale, in cui spesso rientra anche la discriminazione su base religiosa. Siamo in un periodo molto critico in cui le basi del dialogo interculturale sono messe in crisi dal particolare momento storico e dalla forte pressione dei flussi migratori. Dobbiamo mantenere alta la soglia di allarme e fare in modo che dalle istituzioni siano poste le basi per un sano confronto interculturale per una società che sta diventando multietnica e dinamica.
Ci sono nuove forme di discriminazione?Quelle da sempre trascurate riguardano i target che sono oggetto del più forte stigma sociale: Rom e trans.A questo si uniscono le preoccupazioni per una crescente islamofobia. Basta che ci sia una donna col velo perché si accenda la diffidenza e la paura . Chiamarsi Ahmed o Mario in un colloquio di lavoro fa una forte differenza.
Quale è il quadro delle discriminazioni in Italia?Siamo passati dai 540 casi del 2000 agli oltre 1400 del 2014. Di questi – come dicevo – il 70 per cento riguardano la discriminazione etnico-razziale. Quasi il 30 per cento si consuma su media e New media. La nuova frontiera del razzismo è quella on line. Esiste una difficoltà di emersione dei casi, ancora più accentuata al Sud dove c’è timore a denunciare i casi. Si pensi allo sfruttamento lavorativo e sessuale delle donne straniere. I nostri casi sono solo la punta dell’iceberg.
Ci sono delle leggi specifiche per la lotta alle discriminazioni? Certo. Esistono i decreti legislativi nn. 215/2003 e 216/2003 che la vietano, normative di origine Europea . Così come la cd Legge Mancino n. 205/1993 che sanziona come reato l’istigazione all’odio razziale. Oggi si dovrebbe estendere la Legge Mancino a tutti i fattori della discriminazione anche all’omofobia.
La politica presta attenzione a questa iniziativa?Segnaliamo una condivisione alla campagna trasversale, da parte di tutte le forze politiche. Sono tante le adesioni che stanno continuando ad arrivare, dalla presidente della Camera Laura Boldrini a Marco Pannella, da Pierferdinando Casini a Debora Serracchiani, da Alberto Airola a Nicola Zingaretti, da Francesco Nicodemo a Ivan Scalfarotto, da Nicky Vendola a Khalid Chaouki, da Valeria Fedeli a Mara Carfagna e, ancora, da Ignazio Marino a Ilda Curti e Pierfrancesco Majorino dalle città di Roma, Torino e Milano.
Fabio Bellumore(19 febbraio 2015)
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