Se non ci fosse stata la guerra in Eritrea a metà degli anni ’70 forse l’Italia non avrebbe conosciuto un personaggio che, con le sue battute, ha fatto entrare nelle case degli italiani, attraverso la tv, l’immagine del migrante arrivato nel nostro Paese tra gli anni 80 e 90. È l’attore e comico Salvatore Marino, nato ad Asmara in Eritrea nel 1960, e trasferitosi in Italia a 15 anni. I suoi spettacoli e i personaggi parlano più di ogni altra descrizione o manuale, del percorso di integrazione nel nostro Paese: Lingua di Negro in salsa piccante (1989); Abbronzatissimo (1994); il primo venditore di tappeti. Nel suo racconto il ricordo di come si sentì arrivando in Italia e alcune curiosità su Roma.
“Forse oggi non sarei in Italia se non ci fosse stata quella guerra, da cui lo Stato italiano pensò di proteggerci” afferma Salvatore ricordando il conflitto che tra la fine del 1974 e gli inizi del 1975 scoppiò in Eritrea. Dall’Italia arrivò il leggendario Ercules, l’aereo che trasportò lui, la sua famiglia e tutti i cittadini italiani in Italia. Il padre, come tantissimi italiani, nel 1936, era andato a fare la guerra d’Africa. Lì aveva trovato l’amore di una donna indigena e si era stabilito ad Asmara. Negli anni crebbe la “comunità italiana in Eritrea ed anche i meticci come me”. Il comico ci tiene a sottolineare con forza che “gli studenti non sanno che l’Eritrea era una colonia italiana e altra cosa non si parla mai di meticciato”.
“Arrivato in Italia non provai nessuna forma di disagio. Ero nella terra di mio padre, parlavo l’italiano, amavo la cultura italiana. Mi sentivo perfettamente italiano, gli altri non la pensavano come me. Vedevano un meticcio parlare perfettamente la loro lingua e questo era strano. Mia madre ha sofferto di più, perché vittima di qualche sfottò, seppur bonario. Lei era nera a differenza mia. In quegli anni i neri erano come le mosche bianche”.
“Il primo personaggio che feci era un venditore di tappeti, perché l’immagine dei primi migranti era proprio quella. Poi ho fatto un rapper e lì la mia vita stava per svoltare. Forse sono stato io il primo rapper in Italia. Era il 1989 e prima del mio rap Non ci sono novità c’era stato solo qualche lavoro di Pino D’Angiò. Ancora lontani i tempi di Jovanotti. Come attore iniziava a crescere la mia conoscenza tra il pubblico quindi rifiutai il mondo del rap”.
Poi tante le partecipazioni in tv e al cinema. Zelig, Omnibus, Domenica In, Abbrozantissimi, ma uno dei ricordi più belli è legato al film Gente di Roma di Ettore Scola, del 2003. “Mi chiamò per questo film ad episodi, dove io dovevo essere un giornalista, attento ai temi dell’intercultura. Dovevo scorprire cosa pensavano i romani degli stranieri, attraverso le registrazioni delle chiacchierate in autobus e i murales”. Nel film Salvatore recitava con Valerio Mastandrea e nel ricordare il film fa la summa di cosa uscì da quel ritratto cinematografico citando a memoria una battuta “Roma non ghettizza e lo straniero non rimane ghettizzato”.
Oggi Salvatore conduce uno spazio in cui mostra curiosità prese dal web nel programma di Rai 2 I Fatti Vostri. Progetti per il futuro? “Portare in scena i pregiudizi dei ragazzi sui migranti, frutto del lavoro fatto con l’Unhar nelle scuole di Roma e del Sud d’Italia”. Uno spettacolo previsto per il 2015. Per ora continua anche il suo impegno a favore di cause benefiche. Testimonial della campagna Mai Più Senza Mamma di Amref Italia.
Fabio Bellumore(30 ottobre 2014)
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