
“Non mi interessava documentare i disastri naturali, ma la risposta umana”. I disastri di cui parla il regista Fran Atopos Conte sono la tempesta tropicale chiamata Sendong e il tifone Yolanda, uno dei più forti mai registrati nella storia. La risposta è quella del popolo filippino. Trenta tifoni all’anno, alcuni di portata inimmaginabile, eppure i filippini hanno dimostrato una forza e una dignità che ha incantato Fran. È questo “Stormed”, che verrà proiettato giovedì 19 febbraio al cinema indipendente Detour (via Urbana 107, a Roma). L’evento inizierà alle 20.30 con un aperitivo filippino offerto dall’Ambasciata della Repubblica delle Filippine in Italia. Ingresso gratuito con tessera Detour 2015.
Il documentario – Vincitore del Premio del Pubblico al Detour On the Road Film Fest 2014 – ha comportato tre mesi di riprese nelle Filippine, mentre i tifoni battevano case e andavano a colpire nel cuore le fragilità del Paese. “Volevo sfatare il mito dei cambiamenti climatici come causa dei morti e della distruzione nelle Filippine e porre al centro la responsabilità umana”. Continua Fran “Le Filippine sono un Passe sovrappopolato, compromesso dal dilagante abusivismo, dalle discariche a cielo aperto e da una forte corruzione”.”Ero lì due settimane dopo l’arrivo di Yolanda”, il ciclone tropicale forza 5 verificatosi tra il 2 e l’11 novembre 2013. Venti della velocità di 405 km orari. 80 mila tra morti e dispersi nelle Filippine, in Cina, Vietnam e Micronesia. Solo nelle Filippine 6245. Una settimana prima il ciclone era stato avvistato alle Haway, ma ciò non ha permesso ai filippini di salvarsi. “È difficile prevedere le traiettorie dei cicloni, è stato impossibile capire quali tra le 7mila isole avrebbe colpito”.”Sono andato lì per capire la risposta psicologica di questo popolo – continua Fran – come è possibile che nonostante tutti questi sconvolgimenti continui i filippini risultino essere nei primi tre posti tra le popolazioni più felici al mondo. É un popolo bellissimo di cui nessuno parla”.La prima parte del documentario è ricco di interviste dei sopravvissuti. Racconta Fran, che uno tra i fortunati ha resistito due giorni al largo, aspettando che qualcuno arrivasse. “Mangiava cibo galleggiante. Nella seconda parte invece il documentario si concentra solo su un personaggio”.
Fabio Bellumore(17 febbraio 2015)