La tratta dei migranti: conoscerla, affrontarla, superarla

Fonte: www.coppem.org
Fonte: www.coppem.org

L’intento del workshop “viaggi della speranza e mancata opportunità. La criminalità organizzata e i diritti negati dei migranti” all’interno dell’evento Note di diritti e libertà, era complesso sin dal titolo. Organizzato dal Dipartimento per le Pari Opportunità, nella splendida cornice della casa del jazz a Roma, il pomeriggio del 9 febbraio è stato dedicato al confronto sui diritti dei migranti inseriti nel macro argomento della tratta di esseri umani. Gli ospiti intervenuti hanno fornito diversi ed autorevoli punti di vista. A partire da Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR, “nel mondo ci sono 51 milioni di persone in fuga dalla guerra” e prosegue “il problema italiano riguarda la prima accoglienza le cui lacune si rilevano sin dall’arrivo nel nostro paese. Ad esempio manca un efficace screening e quindi un’adeguata presa in carico, in relazione al caso specifico”.

Carlotta Sami, portavoce dell'UNHCR
Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR

Il punto nodale della discussione diventa ben presto un problema di tipo culturale, un approccio, innanzitutto di consapevolezza, del fenomeno della tratta. Quanto lo si ritiene grave? A rispondere è Maria Grazia Giammarinaro, magistrato e special rapporteur sul traffico di persone “la tratta si verifica in condizione di vulnerabilità sociale. Purtroppo oggi siamo davanti ad una normalizzazione dello sfruttamento, non lo si percepisce come tale. È come se lo si accettasse perché si è convinti che a queste persone stiamo comunque dando un’alternativa migliore di quella che avrebbero avuto in patria”. Ma ha anche una soluzione, per incominciare a sensibilizzare concretamente sull’argomento “una sindacalizzazione dei lavoratori migranti, sarebbe un primo passo contro fenomeni come il caporalato.”

Risulta evidente come forte sia il tentativo della criminalità organizzata di condizionare le rotte dei flussi di migranti che la loro accoglienza. Enza Roberta Petrillo, ricercatrice in Scienze Politiche e Sociali presso Euro Sapienza individua un punto nodale “è necessario aumentare la collaborazione transnazionale tra le procure internazionali. Secondo i dati Frontex del 2014 i migranti sulle rotte marittime sono stati 276.000. L’irregolarità è data da coloro che arrivano regolarmente e poi rimangono oltre i tempi concessi. Conoscere l’entità di questo fenomeno è un passo fondamentale per pianificare il nostro lavoro”. Il paradosso rischia infatti di diventare, all’indomani dell’ennesima tragedia di Lampedusa, il domandarsi “dove possono morire o meno i migranti” afferma provocatoriamente Flavio Ronzi, presidente del comitato provinciale di Roma della Croce Rossa Italiana. “ La divisione in categorie tra regolari, irregolari, rifugiati ai fini della salvaguardia di vite umane diventa quasi superfluo.”

Andrea Morniroli, cooperativa Dedalus
Andrea Morniroli, cooperativa Dedalus

Il nazionale diventa locale nelle parole dell’attivista della cooperativa Dedalus Andrea Morniroli che fornisce dati economici “ogni vittima sottratta ai trafficanti fa perdere ai malviventi 40-50.000 euro. Non solo, togliere una persona dalla strada, sottraendola al rischio di contagio dell’HIV fa risparmiare allo Stato italiano 1 milione e 300.000 euro.” Al di là di un obbligo morale quindi si palesa anche una sorta di risparmio. “Andare oltre le riottosità nazionali” come proposto da Petrillo, sembra essere sempre un’urgenza più che un suggerimento, per andare al di là dell’approccio emergenziale al fenomeno della tratta di esseri umani, ponendo in essere una soluzione che diventi finalmente strutturale.

Piera Francesca Mastantuono

(11 febbraio 2015)