Stefano Romano, parte un nuovo corso con Piuculture

stefano romano jakarta
Stefano Romano a Jakarta con i suoi allievi del workshop (photo credit: Stefano Romano)

Se gli chiedi cosa è cambiato da quell’ottobre 2011, data in cui Piuculture l’ha incontrato per la prima volta, Stefano Romano ride e ti dice: “innanzi tutto, la macchina fotografica”. La fotografia è una passione che l’ha travolto sei anni prima, e in altri quattro l’ha portato lontano: collaborazioni prima con le ambasciate di Malesia, Indonesia, Filippine, Pakistan e in ultimo Thailandia, poi le comunità, tra cui di recente sono entrate anche Perù e Bolivia. Workshop, lezioni, per volare poi in estate fino in Indonesia, “dove la fotografia è considerata veramente arte”, per un seminario sulla moda islamica a Jakarta e una collaborazione con una ONG che si occupa di bambini. “Ho lavorato più lì in un mese che qui in sei”, racconta, al punto da accarezzare l’idea, al ritorno, di un trasferimento definitivo lontano dall’Italia: “un po’ perché la stanchezza inizia a farsi sentire, e un po’ perché qui si lavora tanto ma si guadagna molto poco”. Quando gli dici che in Indonesia potrebbe seguire le orme della fotografia antropologica di Cartier-Bresson, si illumina: “magari…”, e capisci che il progetto c’è, eccome.

Il successo di Stefano non è un caso. Le sue foto, se le vedi, ti parlano. Ti parlano perché ognuna è portatrice di una storia e di un vissuto, a volte gioioso, più spesso tragico. Fotografia come mediazione culturale significa questo: capire come approcciarsi all’altro, entrare nella sua vita in punta di piedi, conoscerne la storia e scegliere come raccontarla. Stefano per farlo usa il ritratto, la forma espressiva più diretta: “è bello stare davanti agli occhi di una persona. Parlandoci, ho scoperto che ci sono tantissimi stranieri, soprattutto donne e bambini, che non vedono l’ora che qualcuno gli chieda di raccontarsi”. Stando attenti, certo, a sopportarne le conseguenze: “Tutto quello che vedi all’esterno di una persona è bello e positivo, ma al 60% dietro c’è il buio. A volte parlare con le persone le aiuta a liberarsi di un sasso, che a quel punto passa a te”. Un’altra parte del suo mestiere, dice infatti Stefano, consiste nel “bruciare i sassi che gli altri portano dentro.

Sarà per la sua laurea in psicologia, ma bruciare i sassi, per Stefano, è una scelta di vita. Così come quella di vincere l’oscurità con la luce, in un gioco di compensazioni: “la fotografia, come la fede, è una questione di luce. Devi saperla dosare: se ne hai troppa, bruci, ma se non ne hai abbastanza resti nell’oscurità”. Dosare la luce significa non travalicare i propri limiti etici, e soprattutto avere rispetto per ciò che si cattura con l’obiettivo, senza cadere nel folkloristico o invadere lo spazio dell’altro: “l’importante è farlo con un’intenzione corretta e con il cuore”. Per Stefano, che non ama le foto concettuali, di una foto conta soprattutto il significato: “recentemente ho pubblicato alcune foto di madri che baciano sulle labbra i propri figli. Mi sono chiesto se fosse il caso di farlo, ma poi ho pensato che non ci fosse nulla di sbagliato: non c’è sentimento più alto, puro e universalmente identificabile di una madre che ama il proprio figlio”.

A proposito di luce, da alcuni anni Stefano insegna agli altri come tirare fuori la propria, attraverso i suoi corsi di mediazione culturale a prezzi politici, proprio per coinvolgere quanti più aspiranti fotografi possibile. Il prossimo inizierà il 29 aprile e avrà come partner, per la prima volta, proprio Piuculture, che lo promuoverà con il patrocinio di Intersos. Un corso in cui non si spiegherà quale sguardo tenere nell’obiettivo, ma come lasciare che trovi la sua strada: “ad un allievo devi far vedere più porte possibile, per spiegare come aprirle: si può avere la passione ma non sapere come tirarla fuori, ed è lì che bisogna intervenire. Accendi una luce su dieci, ma quando succede è bellissimo“.

Veronica Adriani
(25 marzo 2015)

Corso di fotografia come mediazione culturale

Dal 29 aprile ogni mercoledì dalle 18:30 alle 20:30

10 lezioni per un totale di 20 ore

Costo a persona: 150 euro

Per informazioni o prenotazioni scrivere a redazione@piuculture.it