Migrazione 2.0 così Carmelita F. Ammendola, del ministero dell’Interno, ha salutato la conclusione del progetto I.P.R.IT., Marocco e Tunisia, Immigrazione Percorsi di regolarità in Italia. Asse portante del progetto e’ stato l’utilizzo di Internet per promuovere tra i cittadini marocchini e tunisini una maggiore informazione e consapevolezza di cosa comporta immigrare in Italia.
Ilaria Graziano della Fondazione Mondo Digitale é entrata nel dettaglio. Attraverso una strategia integrata di social media e rete, e’ stato diffuso un kit formativo redatto in due lingue, italiano e francese e scaricabile gratuitamente da: sito/blog della F.M.G, slideshare, profili Facebook e blog wordpress del progetto. Il kit per ognuno dei due paesi e’ costituito da una panoramica dell’immigrazione marocchina o tunisina in Italia e dalla normativa sull’ingresso in Italia rispetto a varie tipologie di lavoratori fino ai ricongiungimenti familiari e alla previdenza sociale.
Gli attuali flussi migratori tuttavia si inseriscono nella dimensione più ampia dell’attuale crisi economica e la narrativa della migrazione cambia. Il Marocco sta ora sperimentando il fenomeno dell’immigrazione proveniente dai paesi dell’Africa sub-sahariana. Il presidente dell’ANOLF, Mohamed Saady, auspica un ruolo dell’Italia nell’orientamento e formazione degli operatori e amministrativi marocchini. “E’ importante lavorare sul tema dell’accoglienza dei rifugiati e su una politica dell’immigrazione in Marocco a partire da un approccio umano, dei diritti” sottolinea Hachem El Moummy, ambasciata del Regno del Marocco in Italia, “e un nuovo sole arriverà”.
Tra i giovani delle aree periferiche della Tunisia la scelta di emigrare in Europa é ancora molto forte e Mohamed Ali Mahyoub, ambasciata della Repubblica Tunisina in Italia, sottolinea il bisogno di una maggiore apertura dell’area Schengen.
La crisi riguarda anche i migranti residenti in Italia da molto tempo, che rischiano la disoccupazione e l’impossibilita’ di rimanere in Italia, aggiunge Ugo Melchionda, presidente dell’IDOS che di fronte ai problemi comuni del lavoro propone di promuovere il co-sviluppo del Made in Italy, gli imprenditori stranieri come portavoce, ponte tra l’Italia ed il loro paese di origine. Ma la paura della disoccupazione riguarda anche i giovani e gli studenti stranieri sembrano preferire le scuole professionali, ampliando così il fenomeno della canalizzazione etnica a partire dall’istruzione. Chissà se il nuovo sole arriverà.
Rosanna Gullà
(5 maggio 2015)