Centro Baobab: l’oasi per i migranti in transito gestita da volontari

Centro Baobab: foto di Adamo Banelli
Centro Baobab: fotografie di Adamo Banelli

“Questo posto è un’oasi: qui le persone si riposano e mangiano, possono lavarsi, trovare abiti puliti, e qualche volta anche un po’ di intrattenimento. Solitamente si fermano tre o quattro giorni al massimo, aspettano amici o soldi, e poi riprendono il viaggio”. Così Luciano, uno dei volontari del gruppo Amici del Baobab, descrive il centro di Via Cupa: un luogo di sollievo nella giungla delle città, in cui è bene non lasciare traccia per non essere costretti a restare, come la convenzione di Dublino imporrebbe.

Camara, un ragazzo eritreo, prima di mettersi in viaggio per Bolzano ritira l’occorrente per la partenza che i volontari hanno preparato per lui, si porta una mano sul capo come per indicare un berretto e chiede: “Police?”. Vuole sapere se c’è la polizia ad attenderlo fuori dal confine di Via Cupa. I tumulti e le paure degli ultimi giorni sono arrivati anche qui, dove l’Europa è un posto accogliente e i migranti, anche se sono tanti, conservano i loro nomi e non sono mai una massa.

La struttura ospita migranti in transito, per la maggior parte eritrei. Nell’area del centro destinata agli arrivi e alle partenze è un continuo andirivieni, a chi si rimette in cammino i volontari danno un kit con il necessario per viaggiare. “Prima passavano il confine tranquillamente. Ora pare che li trattengano il tempo necessario per mettere a punto delle strutture d’accoglienza tra Bressanone e l’Austria”, spiega Roberto tra i coordinatori del gruppo di volontari.

Ogni giorno fanno fronte alle esigenze di centinai di migranti: da quando arrivano a quando ripartono. Qualche volta la struttura arriva ad ospitare anche più di 500 persone. I volontari di Roma sono in contatto con associazioni di Ventimiglia, di Bolzano, e del resto d’Europa per creare una rete di supporto nei percorsi più battuti da chi arriva nel continente.

È dal 2004 che il centro Baobab accoglie i migranti. A gestirlo prima l’associazione Erythros e poi la cooperativa Dioniso con il sostegno del Comune di Roma: ha sempre fatto notizia in tutto Europa perché esempio di accoglienza gestita dai migranti stessi. Ma tre mesi fa l’amministrazione ha bloccato i fondi e oggi la gestione è nelle mani del gruppo Amici del Baobab, nato spontaneamente. Studenti, pensionati, cittadini comuni, dopo lo sgombero della baraccopoli a Ponte Mammolo, si sono incontrati in Via Cupa per dare sostegno ai migranti costretti ad affollare le strade. Qualcuno non ci è mai più tornato, qualcun altro continua a servire pasti, a cucinare, a sistemare gli abiti che arrivano dai donatori. Regolarmente, ad ogni ora libera.

“Gli addetti alla sicurezza e le operatrici che si occupano della cucina lavorano ancora al centro, ma aspettano lo stipendio da qualche mese. Ad oggi sono volontari anche loro”, dice Roberto. “Tra di noi non c’è gerarchia, cerchiamo solo di essere organizzati, e tutto funziona spontaneamente”, spiega.

“Le persone che arrivano qui sono alla fine di un viaggio che dura mesi, vogliamo ridargli fiducia”. In Via Cupa fanno la staffetta decine di volontari. Sono più di mille, tra pranzo, cena e colazione, i pasti che vengono distribuiti ogni giorno. “Quello che succede qui è significativo, l’atto di aiutare, anche solo portando 10 spazzolini, è importante e bello. Sta succedendo in tutta Europa. Siamo abbastanza da influenzare la politica e vogliamo dare un messaggio chiaro: la società non ha paura, bisogna ascoltare la voce della maggioranza che accoglie e non della minoranza che esclude.”, dice Roberto.

Al Baobab la sensazione è proprio questa: sono tante le persone che ai muri preferiscono i ponti. Sono quelle come Anna, 16 anni, che gestisce la routine dell’accoglienza con disinvoltura. Come Fode, senegalese in Italia da 2 anni, che impara la lingua e cerca un lavoro, ma nel frattempo riempie bottigliette di bagnoschiuma per chi è arrivato dopo di lui. Come Francesco, che sta per cominciare un master, e nell’attesa contribuisce alle attività “dalla colazione al tramonto”.

C’è un equilibrio perfetto in Via Cupa, ma se Anna torna a scuola, Fode trova lavoro e Francesco comincia a seguire le lezioni, anche l’oasi del Baobab rischia di diventare deserto.

Rosy D’Elia

(8 settembre 2015)