Una fotografia reale e precisa che vuole portare la chiarezza in un dibattito molto confuso. Con queste parole è stato introdotto il nuovo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, presentato al pubblico il 22 settembre nella sede di ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Il report, contenente i contributi di ANCI, Caritas italiana, CITTALIA, Fondazione Migrantes, SPRAR e UNHCR, riporta i dati effettivi che, come afferma il delegato immigrazione ANCI e il sindato di Prato Matteo Biffoni, vogliono combattere le imprecisioni.
Nel 2014 sono quasi venti milioni i rifugiati fuori del proprio paese d’origine, di cui meno del 10 % arriva in Europa e di questi meno del 3 % in Italia. Nel giugno 2015 sono 81 500 le persone accolte nei vari centri d’accoglienza italiani, di cui quasi mille sono i minori stranieri non accompagnati. Solo un minore su cinque, si afferma nel report, è ospitato in una struttura SPRAR. “Mentre la maggioranza,” riporta il direttore della Fondazione Migrantes mons. Gian Carlo Perego, “viene accolta nelle strutture di prima accoglienza poco adeguate.”
Sono sempre più numerosi, afferma ancora durante il suo intervento mons. Perego, i rifugiati ambientali, ovvero le persone che fuggono dai disastri ambientali e dai cambiamenti climatici. Il gruppo sempre più grande che, secondo Perego, rischia di non essere ascoltato e tutelato.
Parlare dei rifugiati in Italia vuol dire parlare di tutta l’Europa, affermano i relatori, secondo i quali il problema attuale dei flussi migratori deve essere affrontato al livello comunitario. “Oggi i rifugiati devono affrontare una crescente chiusura delle frontiere,” dice Don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, riportando all’attenzione gli eventi recenti del confine tra l’Ungheria e Serbia.“Finora al livello europeo è stato fatto troppo poco,” afferma anche Carlotta Sami, portavoce UNHCR riguardo alla situazione attuale. Secondo Sami l’Europa avrebbe necessitá di un passo concreto che nella situazione attuale nasce difficilmente. Perché come viene descritto nel report: “Alcuni paesi europei si sono fermamente opposti a qualsiasi piano di reddistribuzione, dimenticando la loro stessa storia recente, che ha visto migliaia dei propri cittadini ricevere protezione da parte di molto paesi europei.”
Per scaricare la sintesi del rapporto cliccare qui.
Petra Barteková(23 settembre)