Accoglienza profughi: anche chiesa e famiglie si attivano nel Municipio II

accoglienza_profughi“Ogni parrocchia, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia di profughi”. Non è caduto nel vuoto l’appello di Papa Francesco rivolto alle comunità religiose durante l’Angelus lo scorso 6 settembre. Un’accoglienza che è iniziata proprio a Roma, e più precisamente nella Città del Vaticano dove le parrocchie di San Pietro e Sant’Anna, che sorgono all’interno dello Stato Pontificio, hanno aperto per prime le loro porte ai rifugiati.E così, la macchina della solidarietà si è attivata nella capitale. Per il momento più di 80 parrocchie e istituti religiosi, sui 334 presenti a Roma, hanno dato la disponibilità per accogliere almeno un profugo.Tra queste parrocchie, due si trovano nel Municipio II. E’ il caso della Parrocchia di San Roberto Bellarmino al civico 13 di Via Panama. “Qui dovrebbe arrivare una famiglia di 5 o 6 membri, ma ancora non sappiamo quando. Abbiamo comunicato la nostra disponibilità al nostro responsabile di Prefettura della zona nord di Roma, Don Guerino di Tora. E’ lui che gestisce e informa le diverse parrocchie del quartiere di questa necessità per poi capire quali possano aderire, perché purtroppo non tutte hanno spazi adatti per poterlo fare. Adesso stiamo aspettando la Caritas che deve fare un sopralluogo tecnico sullo spazio di accoglienza e dei servizi disponibili”, ci spiega Rossella D’Agostino, responsabile del centro “Telefono D’argento” della parrocchia San Bellarmino. “Comunque questa parrocchia ha da tempo a disposizione un servizio guardaroba molto impegnativo e un servizio di docce per uomini e donne, che era stato già chiesto dal Papa”, racconta D’Agostino. “A questa famiglia che arriverà offriremo vitto e alloggio. Noi accogliamo con grande piacere e al 99,9% va sempre bene però bisogna sapere che a volte si corrono dei rischi. Tra i problemi pratici da risolvere c’è quello dell’assicurazione, altri non li conosciamo ancora. Comunque le parrocchie si stanno organizzando”.Ma c’è già chi, come la Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria a Piazza Euclide ai Parioli, lavora da tempo con i rifugiati. “La nostra Basilica ha già accolto in passato una famiglia e adesso siamo pronti ad accogliere un’altra”, ci spiega il parroco della Basilica del Sacro Cuore. “La scelta delle famiglie è casuale, non facciamo preferenze. Offriremo vitto e alloggio a queste persone, ma siamo in attesa della Prefettura e della Caritas che devono effettuare i sopralluoghi ”.Ma non solo le parrocchie, anche le famiglie si stanno dando da fare. Infatti, secondo Caritas Italia, sono arrivate centinaia di telefonate e di email da parte di singoli nuclei familiari, che intendono ospitare i migranti con il progetto “Rifugiato a casa mia“. “Bisogna tutelare i beneficiari e anche i rifugiati con incontri e una sorta di preparazione. E’ un interesse reciproco: i profughi hanno già dei traumi e le famiglie devono essere capaci di accogliere”, spiega la Caritas a Piuculture. “A breve si pubblicheranno le linee guida del progetto e sapremo anche se ci sarà un rimborso spese per le famiglie”.Nel frattempo, Papa Francesco, ricorda alle istituzioni religiose che “regolare o clandestino il migrante è soprattutto una persona” e richiama i governi sottolineando come una delle cause delle tragedie sia proprio “la carenza di normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione”. Un messaggio diffuso dal Pontefice in occasione della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata il 17 gennaio 2016, e che è un vero e proprio invito all’azione e un forte appello alla responsabilità e alla coscienza di tutti.

(1.continua)

Cristina Diaz Gomez(15 ottobre 2015)

Leggi anche: