Cricket a Villa Pamphili: il tempio sportivo informale della Roma multiculturale

La comunità indiana di Roma coltiva la passione per il cricket a Villa Pamphili. Foto di Giuseppe Marsoner

Villa Pamphili, è domenica, e tra runner che macinano faticosamente kilometri tra i sentieri del parco, bambini che giocano a pallone, mamme che conversano rilassate sui loro plaid, si sente in lontananza un rumoreggiare quasi fosse l’incitamento di tifoserie.Si vedono delle persone giocare ma il campo da gioco ha una forma strana. Circoscritto da bandierine disposte lungo il campo. Il movimento dei giocatori poi non è quello del calcio. Al centro del campo di gioco c’è una zona di lancio delimitata da tre paletti dove è posizionato un lanciatore che tira con uno strano movimento una pallina rossa verso un altro giocatore che cerca di colpirla con una mazza, ma non è baseball… È cricket. Un vero torneo di cricket, e a giocarlo è la comunità indiana principalmente proveniente dallo stato del Kerala.

Sono ben otto le squadre che gareggiano e provengono non solo da Roma ma anche da altre città, Milano, Genova. Le quattro squadre semifinaliste sono quelle di Villa Pamphili, che alla fine vincerà il torneo, il Cornelia Shuttle Club, la squadra di Monte Mario e la squadra del Pontifico Collegio Urbano, una squadra di seminaristi.

Giulia, una giovane ragazza dell’India, cresciuta in Italia, parla della passione della comunità indiana per il cricket. Racconta con orgoglio del Kerala, Stato dell’India meridionale con circa 35 milioni di abitanti, della loro presenza in Italia e dell’apprezzamento che ricevono non solo qui ma in tutti i Paesi ospitanti, dovuto anche all’alta professionalità dei connazionali, per lo più medici, ingegneri, infermieri e dal parlare l’inglese perfettamente essendo la loro lingua ufficiale oltre al malayalam.

La sfida sul campo di Villa Pamphili prosegue ed è accesissima. Al dunque la finale è tra la squadra del Villa Pamphili e quella del Cornelia Shuttle Club, ed è la prima a vincere anche se di misura.E’ festa vera, con premiazioni e riconoscimenti.E mentre l’ultima domenica di settembre scorre nel verde del parco dove il runner continua a macinare chilometri e i bambini continuano a giocare a pallone e le mamme a parlottare sul loro plaid, la Roma interculturale avanza, per ora con una condivisione informale di luoghi e spazi, ma un domani chissà,…forse anche il runner si cimenterà con il cricket o con gli altri sport nel duro gioco dell’integrazione.

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Giuseppe Marsoner(30 settembre 2015)

Giuseppe Marsoner(30 settembre 2015)