Human Rights Watch: più diritti e meno paura.

World Report 2016 di Human Rights Watch, esamina la situazione dei diritti umani in oltre 90 Paesi.
World Report 2016 di Human Rights Watch, esamina la situazione dei diritti umani in oltre 90 Paesi.

Il 27 gennaio è stato pubblicato il rapporto annuale di Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani. Il World Report 2016, giunto alla sua 26esima edizione, è uno studio che elenca alcune violazioni delle norme internazionali sui diritti umani in più di 90 paesi.

Kenneth Roth: il direttore esecutivo di Human Rights Watch.
Kenneth Roth: il direttore esecutivo di Human Rights Watch.

La preoccupazione più grande, rilevata nel 2015, è quella della politica della paura che, sotto la pressione della minaccia del terrorismo e della crisi dei rifugiati, ha spinto i governi a fare dei passi indietro in materia di diritti umani. Lo spiega  Kenneth Roth, direttore esecutivo, nel saggio introduttivo, e nella conferenza stampa ad Istanbul: “la propagazione degli attacchi terroristici e l’enorme flusso di rifugiati provocato da repressione e conflitti, spinsero i governi a restringere i diritti e la libertà nel nome della sicurezza. La crescente paura del terrorismo ha portato all’ esplosione dell’ islamofobia di cui i rifugiati e i migranti diventano il capro espiatorio“.

La crescente paura del terrorismo ha portato all’esplosione dell’islamofobia di cui i rifugiati e i migranti diventano il capro espiatorio
La crescente paura del terrorismo ha portato all’esplosione dell’islamofobia di cui i rifugiati e i migranti diventano il capro espiatorio

Gran parte degli ultimi avvenimenti sono infatti marcati dalla paura e dal sospetto, specialmente dopo gli attentati di Parigi, che minano i diritti di tutti. Molti paesi vedono nella chiusura delle frontiere la soluzione del problema, in realtà eludono la responsabilità verso i rifugiati, scaricandola sui paesi di primo approdo, cui mezzi non sono però sufficienti per affrontare da soli la questione.Roth sottolinea inoltre che “denigrare comunità intere per le azioni di alcuni, genera delle contrapposizioni e conflitti, che è esattamente l’obiettivo perseguito dai terroristi, raggiunto grazie alla nostra complicità”. La risposta di fronte alla crisi umanitaria è stata inadeguata e controproducente. La persistenza delle discriminazioni e l’esclusione sociale delle comunità dei migranti ha provocato radicalizzazione e condizioni favorevoli per la violenza politica. Lasciare che i profughi non abbiano altra possibilità che rischiare la propria vita in cerca di asilo, su imbarcazioni poco sicure per arrivare in Europa, ha creato una situazione di caos, il terreno fertile per la propaganda terrorista.Per Roth la soluzione potrebbe essere quella di creare delle vie sicure e ordinate per l’attraversamento dei rifugiati, invece di favorire i trafficanti e le organizzazioni criminali e aumentare la lista dei morti in mare. In questo modo aumenterebbe la sicurezza per tutti.

La pratica usuale dei governi sembra essere quella di soffocare le iniziative della società civile per l’accoglienza, tagliando i finanziamenti e promulgando leggi volte a restringere le loro attività. Mediante l’uso della retorica nazionalista, alcuni paesi come la Turchia, cercano di attuare una repressione verso l’opposizione anche a livello dei mezzi di comunicazione di massa.

Il discorso politico del “Noi contro loro”ha incentrato l’attenzione sulla demonizzazione dei rifugiati e sulla politica dell’intolleranza, perdendo di vista l’obbiettivo comune della lotta contro il terrorismo, e quindi una soluzione condivisa a livello internazionale del problema.

image_resizeQuasi un milione di richiedenti asilo che sono approdati, durante l’ultimo anno, in Europa per via marittima sono solo una piccola parte dei 60 milioni che si trovano dislocati in tutto il mondo a causa dei contesti di guerra e repressione, il numero più elevato dai tempi della seconda guerra mondiale.Questo dimostra che il fenomeno non coinvolge solo l’Europa. Ad esempio circa 4 milioni di rifugiati siriani, in un primo momento sono scappati nei paesi limitrofi: 2 milioni in Turchia e un milione in Libano, qui attualmente rappresentano quasi il 25% della popolazione. Per contro, in Germania rappresentano 1,25% e sono lo 0,20% del totale della popolazione dell’UE, sempre se verranno rispettati i patti sul ricollocamento, e le convenzioni di Ginevra per il diritto di asilo per le vittime di guerra.Ignorare i diritti o colpevolizzare irrazionalmente persone che professano una certa religione non solo pregiudica i migranti, ma vanifica tutti gli sforzi contro il terrorismo. Come la storia ci dimostra, la politica antiterrorista di cui abbiamo bisogno è quella che rispetta i diritti umani.

Ania Tarasiewicz(2 gennaio 2016)

LA CULTURA PER LA CONOSCENZA DEI DIRITTI UMANI E DELLA LEGALITÀ;

– MIGRANTI DI OGGI, ALLA RICERCA DI DIRITTI UMANI E DI UN PO’ DI SERENITÀ