Quei piedi hanno attraversato il deserto. Quei piedi si sono congelati al freddo di una traversata in mare. Quei piedi sono fuggiti da una guerra. Tra i ventiquattro piedi lavati in diretta mondiale da Papa Francesco – in occasione della lavanda dei piedi, del giovedì di Pasqua-c’erano anche quelli di Sira. Un ragazzo maliano, in Italia da un anno e otto mesi, ospite del C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, dove il 24 marzo Francesco ha celebrato la messa.“Avevo i piedi completamente freddi – racconta Sira – poi le mani del Papa me li hanno scaldati“. Sira non aveva dormito la notte precedente, tanta l’emozione. La sua, come quella degli altri undici prescelti. In dodici – come gli apostoli cui Gesù lavò i pedi la notte prima di morire- di fedi diverse. Quattro cattolici, tre cristiano copti, tre musulmani e un’operatrice. I dodici sono stati scelti tenendo conto delle varie nazionalità. Al CARA sono rappresentate 26 nazionalità diverse: Mali, Eritrea, Pakistan, Palestina, Nigeria, Afghanistan e molte altre.L’annuncio dell’arrivo del Papa è arrivato alla cooperativa Auxilium-che gestisce il CARA-solo due giorni prima. “Quando l’abbiamo detto ai ragazzi – racconta il Direttore Zubaydi Akram – la gioia è stata immensa. È scattato subito un coro unanime degli 892 ospiti”. Una gioia che ha superato anche quella di un’imminente partenza per alcuni di loro, in virtù della tanto chiacchierata relocation. “Accade raramente che gli ospiti siano contenti del dover rimanere, ma la visita del Papa ha cambiato tutto”. Oggi nel centro sono rimasti in 808. Gli altri sono stati “ricollocati” in Francia.
Fabio Bellumore(31 marzo 2016)