TEDxRoma: chi vuol essere un Game Changer?

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Le scoperte scientifiche, le inversioni di tendenza, le piccole e grandi rivoluzioni del quotidiano, nascono tutte dalla mente dei game changers, letteralmente quelli che hanno cambiato le regole del gioco. La pensano così gli ideatori del TEDxRoma, l’evento indipendente che nasce da TED, “organizzazione no-profit votata alle idee che meritano di essere diffuse”, Ideas worth spreading.

Noti per il format costituito da sequenze di talks della durata massima di 18 minuti, gli eventi TED registrano affluenze impressionanti. Il TEDxRoma ha registrato il tutto esaurito a pochi giorni dall’evento del 9 aprile, mentre i canali Youtube ufficiali che raccolgono i talks TED e TEDx contano ciascuno una media di quattro milioni di utenti: un pubblico vario, fatto di accademici, artisti, scienziati e comunicatori.

Chi sono i Game Changers?

I game changers radunati a Roma sono scienziati, sociologi, imprenditori, creativi, artisti, registi, avvocati, filosofi, ingegneri. Come a dire: chiunque nel proprio campo può riuscire a rompere gli schemi. Perché essere Game Changer significa innanzi tutto capire se vale la pena di creare una rottura completa con il passato, giocare in contrattacco o dare vita a dissonanze all’interno di uno schema. A queste tre tipologie di gioco si ispirano i tre grandi filoni del TEDxRoma, all’interno dei quali si sviluppano teorie e visioni alternative.

Qualche esempio? Gli avatar cellulari di Giuseppe Testa, in grado di elaborare cure per specifiche malattie lavorando sulla riproduzione dei tessuti all’esterno del corpo umano. Oppure i laser di David Payne, capaci di fare pulizia della space junk, i detriti che viaggiano nello spazio. O ancora, i computer quantistici in grado di superare qualsiasi concetto di sicurezza informatica, studi del cervello o gestione di grandi dati, che prendono forma nei laboratori del Gran Sasso dalla mente di Carolina Curceanu e del suo team.

Carl Craig ed Ernesto Assante
Un momento dell’intervista di Ernesto Assante a Carl Craig, dj, musicista e produttore discografico.

E mentre scienziati come Jeremy Wyatt o Guglielmo Lanzani illustrano gli sviluppi della pianificazione autonoma delle intelligenze artificiali o dell’uso dei derivati del carbonio nella cura delle malattie della vista, sul lato umanistico c’è chi come Laura Kriefman riesce addirittura a far danzare intere città, creando coreografie industriali con le gru del porto di Bristol, o, come nel caso del regista Gabriele Mainetti, portando nel cinema italiano figure, stilemi e contenuti di tradizioni “altre”, cambiandone il linguaggio. E c’è anche chi vede la propria opera di artista come portatrice di significato, per valorizzare la cultura del dono già parte integrante della storia del suo popolo: è il caso del malawiano Samson Kambalu.

I frequentatori del TEDx sanno che ogni edizione ripropone una selezione di talks di edizioni precedenti inerenti al tema del giorno. Ecco perché in mattinata schermi e altoparlanti diffondono la voce di Wael Ghonim, uno dei promotori della rivoluzione egiziana del 2011 in cui i social media hanno avuto un ruolo rilevante. Tanto capaci di amplificarla, gestirla e diffonderla, quanto di soffocarla nella loro stessa autoreferenzialità, una volta che le opinioni sono diventate più nette e rabbiose. Ed ecco perché nel pomeriggio gli fa eco anche l’israeliano Yuval Noah Harari, autore della Brief History of Humankind, a spiegare la ricetta della supremazia dell’uomo sulle altre specie animali: la costruzione di una realtà soggettiva fatta di religione, economia e politica, associata a valori condivisi.

Resta da chiedersi chi saranno i prossimi Game Changers. Qualcuno tra gli speaker non ha dubbi: con un po’ di lungimiranza e pensiero virale potremmo essere perfino noi.

Veronica Adriani

(13 aprile 2016)

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