“Uomini sotto il sole”: un’opera universale sul dramma dell’immigrazione

Il povero piccolo mondo si apriva la strada attraverso il deserto come una goccia d’olio pesante su una lamiera di stagno infuocata. […] Nessuno dei quattro aveva più voglia di parlare, non solo perché erano stremati dalla fatica, ma perché ognuno era immerso nei propri pensieri. L’enorme camion fendeva la strada insieme con i loro sogni, le loro famiglie, le loro ambizioni e le loro speranze, miseria e disperazione, forza e debolezza, passato e futuro, come se stesse cercando di sfondare una porta immensa verso un destino nuovo e sconosciuto. Tutti gli occhi erano puntati sulla superficie di quella porta, come se fossero legati ad essa da fili invisibili”.

La traduzione aggiornata di “Uomini sotto il sole” (2016), edita da Edizioni Lavoro
Quando Ghassan Kanafani scrisse Uomini sotto il sole, nel 1963, il dramma e le storie di dolore dei tanti migranti che approdano sulle nostre coste non erano ancora sulle pagine dei giornali. La storia narrata dall’autore era quella di tre uomini, che all’indomani della perdita della Palestina nel 1948, decidono di emigrare verso il Kuwait, nella speranza di una vita migliore, e che pur di dare vita a questa speranza, si mettono nelle mani di un trafficante, che farà attraversare loro il deserto clandestinamente, nascondendoli all’interno di una cisterna rovente.Lo stesso Kanafani, nato in Palestina nel 1936, fu costretto a lasciare la propria terra dopo la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948, evento scolpito nella memoria del popolo palestinese col nome di al-Nakba (‘il disastro’). Dopo aver vissuto in Libano, Siria e Kuwait, torna a Beirut, dove morirà nel 1972, a seguito di un attentato, attribuito al Mossad (i servizi segreti israeliani, ndr), in cui perderà la vita anche la nipote sedicenne. Le ragioni della sua morte risiedono nel fatto che la sua figura non è stata solo quella di un letterato, ma anche di un militante politico, membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Ma la militanza politica e l’arte della scrittura sono in Kanafani due facce della stessa medaglia, che lo hanno reso uno degli intellettuali arabi più influenti del Novecento.Il merito di aver fatto conoscere l’autore palestinese nel nostro paese, in un’epoca in cui in Italia non arrivava nessuna eco della vasta produzione letteraria araba, è di Isabella Camera d’Afflitto, docente universitaria di letteratura araba moderna e contemporanea e traduttrice di fama internazionale, che di Kanafani ha tradotto la maggior parte delle opere, tra cui Ritorno a Haifa e Umm Saad, scritti entrambi nel 1969. Venerdì scorso, alla libreria Assaggi, in occasione della Settimana della Letteratura Palestinese, la Isabella Camera d’Afflitto ha parlato dello scrittore e della Palestina del suo tempo, una Palestina unica, che altri autori successivi difficilmente sono stati in grado di raccontare.”Nel 1984, anno a cui risale la prima traduzione dell’opera, l’Italia aveva poco a che fare con il dramma dell’immigrazione. Inoltre, la letteratura araba, e in particolare quella palestinese, era sconosciuta ai più”. Oggi invece, grazie al lavoro di Isabella Camera d’Afflitto e di tanti altri traduttori, molte opere sono giunte in Italia. Uomini sotto il sole è stato recentemente ripubblicato in una nuova veste, con una traduzione aggiornata, poiché “come invecchiamo noi, la lingua cambia e così anche le traduzioni invecchiano”.Ma il vero motivo per il quale questo autore è oggi uno degli intellettuali più apprezzati, anche in Occidente, risiede nel fatto che i suoi romanzi danno voce agli ultimi della terra, all’ebreo sopravvissuto ad Auschwitz come al palestinese esiliato, e a coloro che mettono a repentaglio la propria vita per fuggire dalla miseria e dalla disperazione. Il distacco dalle proprie radici, la straziante nostalgia, l’iniziale determinazione che cede il passo alla paura, la tragica scelta dei migranti ignari del loro destino, sono descritti magistralmente dallo scrittore nella sua opera incentrata sulla Palestina, ma che oggi si può senza dubbio definire universale, un’opera che rivive nelle vite dei migranti di oggi. E così, la storia tragica dei tre migranti Abu Qais, Maruàn e Assad appare quanto mai attuale.
I protagonisti del romanzo nel film di Tawfiq Salih “Gli ingannati”, del 1972
 Oltre ad essere uno dei romanzi più intensi sull’immigrazione mai scritti, Uomini sotto il sole è un’opera di una bellezza struggente, che continua a commuovere la traduttrice a ogni rilettura. E con lei, anche i tanti lettori, che hanno conosciuto questa storia forte, tragica, ma allo stesso tempo semplice nella sua crudezza, e che non dimenticheranno facilmente il sacrificio dei tre protagonisti palestinesi.

Elisabetta Rossi

(4 aprile 2017)