La festa della Madonna del Buon Consiglio: per noi albanesi è come un Natale

Foto di Stefano Majolatesi

Zef Groshi è seduto davanti alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio con la sua lahute, antichissimo strumento musicale della tradizione albanese. Il bianco e l’oro dell’altare fanno da sfondo. Ha 75 anni e ogni maggio arriva in Italia con la sua musica. “Si è creato un rapporto d’amore tra Genazzano e Scutari. Da secoli gli albanesi fanno questo pellegrinaggio, e io torno sempre, per rispetto di tutto questo”.

Secondo la tradizione, nel 1467 l’immagine di Maria si staccò dalle pareti della basilica di Scutari per non cadere nelle mani degli ottomani. E arrivò a Genazzano il 25 aprile grazie a due pellegrini che percorsero il Mar Adriatico camminando sulle acque.

Sono passati 550 anni, ma il culto è rimasto intatto: alle 10.45 di domenica 28 maggio i fedeli cominciano a raccogliersi sul sagrato in attesa che cominci la funzione. Da tutta Italia, ma anche dall’Albania, portano il loro saluto alla Madonna di Scutari percorrendo le stradine immerse nel verde che portano a Genazzano, a 60 km da Roma. Dai bambini agli anziani partecipano tutti nei loro abiti più eleganti, come per ogni festa che si rispetti. E qualcuno coglie l’occasione per indossare i capi tradizionali, Dominilla ha 16 anni e mostra fiera il vestito di sua nonna: “Sono nata qui, ma mi sento albanese in tutto. Il legame è forte”. Per molti è il giorno in cui terra d’origine e luogo di destinazione si incontrano. “Oggi noi italiani siamo in minoranza”, commenta la signora Luciana, “ma è bello anche così, abbiamo spostato il palio di Brancaleone per lasciare a questi festeggiamenti lo spazio che meritano”.

Le campane suonano a festa e la chiesa si riempie, tra le navate non regna il silenzio assoluto ma c’è un mormorio di partecipazione. Qualcuno riprende la funzione col cellulare e documenta scattando foto. Un corteo di sai bianchi guidato dal Vescovo di Scutari accompagna la statua della Madonna fuori dalla chiesa, un prete si stacca dalla processione per salutare Alì, musulmano, arrivato dall’Albania per festeggiare: “La Madonna di Scutari è di tutti gli albanesi. Musulmani e cristiani siamo tutti fratelli”, commenta.

Foto di Giuseppe Marsoner

Mentre la funzione ritorna in chiesa, qualcuno rimane a chiacchierare nella piazza. “Sono molto credente, vengo qui tutti gli anni, incontri parenti e amici che non vedi mai, è come se fosse Natale”, dice Astrit, 37 anni di cui 19 vissuti a Roma. “L’Italia era il sogno, il futuro per tutti noi. Sono partito col gommone nel ‘98, era da 8 posti e noi eravamo 40, il viaggio mi è costato 2 milioni di lire. Ma Roma mi regala il mondo intero e non la cambierei mai”.

Nel frattempo la messa prosegue, qualcuno è rimasto in piedi, una schiera di ragazzi appoggiati agli altari laterali indossano delle magliette rosse con delle aquile nere, simbolo dell’Albania: “Siamo 50 ragazzi, dai 15 ai 19 anni, della casa famiglia Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati di Lucca. È la prima volta che partecipiamo, ci hanno detto che dopo c’è un pic-nic, speriamo di divertirci”, dice Robert.

Foto di Giuseppe Marsoner

Al sindaco Fabio Ascenzi spettano i saluti finali dopo la cerimonia: “Siamo felici che questo culto ci unisca e qui siete sempre i benvenuti”. Davanti all’immagine della Madonna del Buon Consiglio si crea una lunga fila: tutti sono arrivati per inginocchiarsi al dipinto.

La folla si dirada, a gruppetti la comunità albanese riempie la piazza. Tra saluti e chiacchiere, i fedeli si spostano nel giardino del santuario: è il momento del profano, di mangiare, di bere, di ballare. In sottofondo ci sono i ritmi dei Balcani, i testi hanno due temi predominanti: le migrazioni e l’amore. Sono storie di necessità che obbligano a partire e di legami che spingono a tornare. Come le tradizioni.

Rosy D’Elia

Fotografie di Giuseppe Marsoner e Stefano Majolatesi

(31 maggio 2017)