Roma e il Colosseo, la grande bellezza negli occhi dei migranti

Sono le ore 11:00 di un caldissimo venerdì d’estate, la via che dal Colosseo porta ai Fori Imperiali è gremita. Al caldo e al traffico i cittadini romani ci sono abituati e la città è quella di sempre: bella, imponente e luminosa. I turisti da ogni angolo di mondo si riversano all’entrata del Colosseo, simbolo della città eterna.Dianne, Abdallah, Camara, Mountaga, venuti dalla Guinea e Young, nigeriano, vedono per la prima volta il Colosseo con i loro occhi. Conoscono la storia di Spartaco, dei gladiatori e degli imperatori, ma lo stupore provato davanti quel grandioso monumento, non potevano davvero immaginarlo. Sono migranti molto giovani, hanno poco meno di vent’anni e sono arrivati in Italia da pochi mesi: da maggio vivono a Gallese, piccolo centro della provincia di Viterbo. Sono migranti approdati in Italia dopo un lungo viaggio della speranza, dopo la Libia, dopo il Mediterraneo, e oggi sono alcuni dei beneficiari del progetto “Terra Madre” del Centro di Accoglienza Straordinaria gestito dalla cooperativa Agorà. A Gallese la loro vita negli ultimi mesi si sta pian piano ricostruendo: vivono insieme in un appartamento nel centro storico, un luogo in cui la vita scorre tranquilla e in cui si sono fin da subito ambientati, anche grazie all’accoglienza del sindaco del paese e dei cittadini, che ormai li salutano e li chiamano per nome. Dopo il loro arrivo a Gellese le giornate sono state stravolte dalla nuova avventura di vivere insieme, ma il loro rapporto di amicizia è solido e li aiuta ad affrontare le difficoltà quotidiane e forse anche la nostalgia di casa. “Questa è la mia famiglia” dice Camara, quando guarda sul cellulare la foto del gruppo in posa davanti ai Fori imperiali. Da giugno seguono i corsi di italiano a Orte, città sede del progetto, un’attività che li appassiona e nella quale dimostrano tutto il loro impegno; nel tempo libero, per ora c’è solo il pallone e qualche uscita per il paese. Il Centro di accoglienza, che promuove un progetto di integrazione diffusa, presto organizzerà una squadra di calcio dilettantistica. La gita a Roma è stata una richiesta arrivata proprio dai migranti partecipanti al progetto, e l’équipe della cooperativa si è fin da subito attivata per realizzare questo desiderio, riconoscendone il grande valore proprio in virtù del modello di accoglienza che si propone di attuare: ovvero quello di creare non solo “integrazione”, ma “interazione” col territorio italiano. Dopo tante peripezie, i ragazzi ora sono più sereni e il lavoro, nonché gli obiettivi degli operatori del Centro, sono quelli di aiutare i nuovi arrivati a costruire il proprio futuro qui in Italia. Percorso non facile, ma possibile: i ragazzi hanno già fatto amicizia con qualche coetaneo, amano andare alle feste in paese, e in un futuro non troppo lontano sperano di concretizzare il desiderio di lavorare.Visitare Roma per la prima volta è stata una grande emozione: accompagnati da tre operatori del centro, non sono riusciti a contenere l’entusiasmo e la curiosità davanti ai Fori Imperiali, alla statua di Giulio Cesare e alle “antichitate” che si stagliavano tutt’intorno. Salendo fino in cima all’Altare della Patria, si sono fermati a lungo ad ammirare Piazza Venezia dall’alto e il cupolone che risaltava in lontananza. “Lì c’è il Papa”, li informa un’operatrice: sembrano increduli e ammirano per qualche minuto la vastità di una città di cui conoscevano solo qualche immagine di Google. Impossibile resistere ai selfie, che prontamente inviano ad amici e familiari. Divertiti, hanno passeggiato sotto il sole rovente, guardando i turisti in fila all’ingresso del Colosseo, fermandosi a godere dei piccoli spettacoli offerti da artisti e musicisti di strada. Il loro italiano è ancora povero, “Roma è bella”, “Roma è grande e antica” sono le sole parole che sono in grado di pronunciare per esprimere il loro interesse e la loro contentezza, ma il senso di meraviglia, più che con le parole, viene fuori dagli occhi. Un’esperienza tenera e commovente, una giornata che i ragazzi custodiranno gelosamente tra i propri primi ricordi in Italia. Un momento di integrazione vera, che a breve si ripeterà per gli altri gruppi di beneficiari del progetto “Terra Madre”.

Elisabetta Rossi

(06 agosto 2017)