Era il 1955 quando l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) ha aperto il suo primo consultorio in via Rasella. L’obiettivo era semplice, ma assai azzardato per i tempi: costituire una cultura della contraccezione e della procreazione consapevole fra le donne italiane, ostacolate dalla mancanza di informazione e da cavilli legali che negavano la vendita pubblica di contraccettivi. L’interruzione volontaria di gravidanza era ancora reato: solo nel 1978, attraverso il noto referendum, sarebbe diventata diritto e libera scelta della donna.Nel 1984 Adrian Iancu, psicoterapeuta e sessuologo di origine romena, inizia la sua collaborazione con l’AIED di Roma. Lo fa per sensibilità personale: nella Romania di Ceauşescu, la contraccezione e l’IVG sarebbero state considerate illegali ancora per qualche anno. “Fino al 1989 in Romania l’aborto era considerato un reato penale. Mancava una cultura della contraccezione e un’educazione alla sessualità e alla salute della donna. E ancora oggi l’aborto in Romania è un problema” spiega Iancu. “L’immigrazione di questi anni si porta dietro gli stessi problemi. E il concetto di consultorio familiare in rumeno e in molte altre lingue semplicemente non esiste”.Dall’inizio di ottobre il dott. Iancu fornisce assistenza psicologica, sessuologica e mediazione per assistenza legale in lingua rumena nelle sedi AIED di via Toscana e viale Gorizia. La decisione di includere nei consultori AIED un’offerta a prezzi accessibili in lingua rumena nasce da un accordo siglato fra la presidenza AIED e l’Associazione dei Rumeni in Italia (ARI), dopo confronti con i responsabili di diverse associazioni romene della Capitale e con una discussione più approfondita con Andreea Păstârnac, attuale ministro dei romeni nel mondo.“L’Italia è al primo posto fra i paesi di immigrazione dalla Romania” spiega Iancu, che vede nella comunità locale una difficoltà di comunicazione interna: “sebbene sia la comunità più numerosa, quella romena è scarsa nei suoi meccanismi di aggregazione. Fare divulgazione in questo contesto è difficile, ma molto importante”. Lo è ancora di più se si pensa che sono più di 140.000 secondo l’Istat le donne che dal 2010 al 2015 hanno fatto ricorso all’IVG nella sola provincia di Roma, e di queste oltre 16.000 cittadine straniere, la maggior parte hanno fra i 25 e i 29 anni.Malgrado il dato sia in calo, le cifre restano alte: l’informazione sulla contraccezione consapevole può diventare risolutiva.
Veronica Adriani(12 ottobre 2017)
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