A Mondoreligioni Cha no yu: la cerimonia del té.

 I visitatori che hanno potuto assistere al Cha no yu, la Cerimonia del té, durante la manifestazione Mondoreligioni, la kermesse cultural-religiosa tenutasi presso la Città dell’Altra Economia in Roma dal 7 al 8 dicembre 2017 sono rimasti Incuriositi, rapiti, attratti.  Nelle due giornate sono stati numerosi gli eventi organizzati dalle associazioni partecipanti, in rappresentanza delle varie religioni: tavole rotonde, presentazioni di libri e momenti di condivisione culturale che hanno visto una continua partecipazione di visitatori e curiosi.Non sono mancati gli eventi di riflessione interreligiosa e di meditazione tra i quali la Cerimonia del té, rito Buddhista Zen: in rispettoso silenzio gli spettatori hanno seguito con gli occhi i lenti movimenti del Monaco Buddhista. Le sue azioni dense di significato tramandate nei secoli dai seguaci della pratica Zen hanno dato modo ai visitatori di scoprire il rito che da centinaia di anni accompagna il fluire della vita delle popolazioni dell’estremo oriente.Cha no yu, lettermalmente “acqua calda per il tè”. E’ questo il nome che in Giappone utilizzano per l’antico rito sociale e spirituale della Cerimonia del té. Diffusa in molte zone dell’estremo oriente, la cerimonia assume in Giappone un significato profondamente mistico e può essere considerata una delle più diffuse espressioni delle pratiche Buddhiste Zen.Tè e Buddhismo sono strettamente legati: una leggenda narra che Bodhidharma rimase seduto nove anni in meditazione in una grotta nei pressi di Shaolin. Per non addormentarsi si tagliò le palpebre e nel punto in cui le gettò crebbe una pianta di tè. Possiamo comprendere quindi, l’importanza del té nella meditazione Zen, pratica in cui l’essere vigili e consapevoli viene ritenutao molto importante. Per questo motivo ancora oggi nei monasteri e nei centri Zen di tutto il mondo servire e consumare il tè in silenzio ed in piena consapevolezza fa parte della pratica.Il tè che si usa nella cerimonia é un té dal colore verde brillante, finemente polverizzato e disciolto nell’acqua calda con un frullino di bambù. Il risultato é una bevanda densa, leggermente spumosa, ha un caratteristico sapore amarognolo molto diverso da quello del tè comune.La cerimonia nella sua interezza richiede molte ore per cui, generalmente, ci si limita al solo momento dell’Usucha ossia il té leggero. Un elaborato codice di regole guida tutte le fasi della cerimonia: dall’acquisto allo stoccaggio del té, dal numero di giorni di anticipo con cui si estende un invito, al rituale lavaggio delle mani prima di accedere alla sala del tè, al posto da occupare durante la cerimonia, sia per gli ospiti che per il padrone di casa, alla designazione dell’ospite d’onore, al modo di servire e di bere il tè. La rigida osservanza delle regole formali ha come obiettivo il mantenimento della decorosa serenità e armonia di spirito associata alla cerimonia stessa.La popolarità della cerimonia nel XVII secolo fu responsabile del grande impulso dato allo sviluppo della ceramica. Nacquero molte scuole, ognuna rispondente a dei precisi canoni estetici e che testimonia una propria filosofia e gusto. Le tazze Raku furono quelle che incontrarono più successo ed ancora oggi risultano tra le ceramiche più preziose.

                                                                                                                                                                          Marcello Valeri(13 dicembre 2017)

La sequenza di immagini che segue é stata ripresa durante la cerimonia che si é tenuta all’interno della manifestazione Mondoreligioni.

Foto di Marcello Valeri.