Il 21 dicembre in Iran si celebra la notte di Shab – Yalda di origine zoroastriana, dove Shab vuol dire “notte” e Yalda un nome che proviene dal siriano, significa “nascita”. A segnalare che la tradizione si sta “occidentalizzando”, sono in questi giorni le vetrine dei negozi più chic della capitale che, come capita in tutte le capitali europee per le feste natalizie, sono “addobbate” per segnalare i saldi, con richiami evidenti alla festa che segnerà l‘ingresso ufficiale nella stagione invernale.Melograni e cocomeri sono le immagini più “gettonate” , un po’ come l’albero di Natale da noi. Ma in più i frutti rossi richiamano il colore del fuoco che, bruciando, illumina l’oscurità della notte più lunga. Il melograno in particolare simboleggia in Iran l’abbondanza, il ciclo della vita e dunque la rinascita.Esaurito lo “shopping”, le famiglie al completo, si riuniscono a casa del membro più anziano, un nonno o una nonna, per aspettare che sorga il sole a illuminare l’oscurità della notte. Sulla tavola imbandita, al centro della sala da pranzo attorno alla quale siedono tutti i membri della famiglia, anche 40 persone in molti casi, cocomero, frutta secca, melograni, non possono mancare, ma anche ashe anar, la zuppa di melograno e il mahi, il pesce da gustare con il succo del narenj, che sembra un limone ma è più dolce. Dopo mangiato, sorseggiando il the con le nocciole,il membro più anziano della famiglia inizia a leggere una poesia di Hafez, uno dei poeti persiani più amati e forse il più conosciuto anche all’estero, scegliendola a caso tra le migliaia di pagine del Canzoniere“Divan” che vuol dire “Colui che ricorda a memoria il Corano”. Ma il titolo non deve trarre in inganno: le poesie di Hafez sono molto “laiche” parlano di amore, celebrano il vino che a quei tempi non era vietato, anzi scorreva a fiumi dalle vigne di Shiraz.