Riempire le taniche d’acqua, cucinare una tonnellata di cibo al mese, svolgere lezioni d’italiano e inglese, fornire assistenza sanitaria da inizio anno a oltre mille migranti transitanti e fargli conoscere Roma e i suoi monumenti sono solo alcune delle tante attività che un gruppo di cittadini volontari di Baobab experience svolge, ormai da tre anni, mentre le Istituzioni fanno continui scivoloni.Da poco più di un anno lo spiazzo asfaltato di Piazzale Maslax accoglie, alle spalle della stazione Tiburtina, circa trecento migranti in diversi alloggi: gazebo, tende e teloni, non c’è corrente elettrica, bagni, acqua e luce. Una situazione ignorata dalle istituzioni e sconosciuta alla maggioranza dei cittadini che domenica 16 settembre ,in occasione dell’evento “OpenDay BAOBAB, una città oltre la rete”, si sono avvicinati all’area di proprietà delle Ferrovie dello Stato, per conoscere l’esperienza di autogestione di Baobab e rispondere all’appello lanciato dall’associazione per reclutare nuovi volontari.“Abbiamo deciso di organizzare l’Open Day BAOBAB perché negli ultimi mesi siamo stati sotto attacco del nuovo Governo e vogliamo far capire cosa facciamo e come ogni cittadino può iniziare a far parte di questa esperienza”, spiega Andrea Costa, attivista di Baobab Experience.E così uno a uno e sotto il sole caldo di settembre, i referenti di ogni gruppo di volontari si presentano e a lanciano un appello a tutti i presenti. Si inizia dalla sezione legale gestita da Giovanna e strutturata non solo da volontari del Baobab ma anche da una rete di associazioni composta da “A buon diritto”, CIR e “Partito dei Radicali”. “La nostra realtà funziona proprio perché siamo sempre connessi in rete con tante organizzazioni. Negli ultimi due anni con la nostra presenza abbiamo garantito e fornito a tanti migranti l’informazione necessaria che gli ha consentito poi di proseguire il loro viaggio nella maniera più tutelata possibile.”A seguire è Betta che insieme al suo staff si occupa di fornire assistenza ai minori stranieri non accompagnati e di smistarli nei centri Intersos e Save the Children. “Purtroppo adesso queste strutture sono aperte soltanto di giorno quindi ci servirebbero persone disposte ad accompagnarli la sera ad altri centri di accoglienza,” spiega.E poi c’è Raffaella che gestisce i vestiti e cerca volontari disposti a dare una mano durante i weekend per distribuirli e raccoglierli. Michelle, invece, è la referente di Baobab4Job e con entusiasmo racconta la loro esperienza: “in poco più di un anno abbiamo redatto 150 curricula di migranti di cui 60 hanno trovato lavoro o una borsa di studio universitaria.”Il gruppo dei pasti è gestito da Daniela e dal suo staff attraverso la pagina Facebook. “Abbiamo bisogno di circa una trentina di kili di cibo al giorno e tutti quelli che vogliono contribuire a cucinare o portare del cibo qui sono benvenuti, non è necessario essere uno chef o un cuoco esperto!”, precisa.Le attività ricreative e le visite guidate sono organizzate invece dallo staff di Fabiana. “In un certo senso è una fortuna vivere in una città bella come Roma. Portare i ragazzi a visitare musei, vedere monumenti e passeggiare per il centro serve a rompere la monotonia della loro vita qui.”Emanuela, invece, si occupa dei corsi d’italiano. “La cosa più difficile è stata fargli capire quanto sia importante la lingua per integrarsi in un nuovo paese e trovare lavoro. E’ un’esperienza molto particolare e non è necessario essere insegnante, l’importante è avere buona volontà!”.E dai corsi alla sanità con il gruppo di Sonia, “non sono i medici quelli che cerchiamo, ma qualcuno che ci aiuti ad accompagnare gli ospiti alle visite specialistiche.” Infine, Valerio e Luca presentano il gruppo che gestisce le attività sportive come il calcio, il basket e la podistica. “Lo sport è uno dei mezzi più efficaci e immediati per abbattere le barriere linguistiche e culturali. E’ anche una valvola di sfogo e spensieratezza per tutti i nostri ospiti,” e lancia un appello, “se avete voglia di sudare e darci una mano, siete le persone giuste!”All’improvviso l’attenzione di tutti i presenti si concentra su un piccolo furgone che fa il suo ingresso nel piazzale tra suoni di clacson e le urla dei migranti nelle loro diverse lingue. Sono i volontari internazionali di “No name kitchen”, un’associazione che come spiega Esteban, uno dei suoi componenti spagnoli, “è nata due anni fa e si occupa di fornire qualsiasi tipo di aiuto nei campi di migranti informali, dalla distribuzione del cibo e dell’acqua ai vestiti, alle attività ludiche ai corsi di lingua.“L’avventura della “No name kitchen” è iniziata a Belgrado un po’ per caso dove la situazione era ancora più complessa rispetto a quella del Baobab. “La notte c’era una temperatura di -25 gradi e spesso i migranti venivano maltrattati dalla polizia. Pian piano io e gli altri volontari che si trovavano lì abbiamo iniziato a fare gruppo e così è nata la “No name Kitchen”, un gruppo di volontari indipendenti che lavora grazie alle donazioni e si muove per l’Europa con un furgoncino che ci hanno regalato.“Belgrado, Serbia, Grecia e Italia sono per il momento le tappe del tour europeo della “No name kitchen” alle quali, tra qualche mese, bisognerà aggiungere anche le città di Ceuta e Melilla, in Spagna, “è il nostro prossimo obiettivo”, conclude Esteban.Intanto il Baobab è la loro priorità, soprattutto adesso che come spiega Roberto Viviani, attivista dell’associazione, “con l’arrivo del ministro dell’interno Matteo Salvini la situazione è peggiorata e da quando siamo a Piazzale Maslax ci sentiamo isolati e abbandonati. Via Cupa invece era un posto di passaggio e la gente ci vedeva, qui ci devi venire apposta, per questo sentiamo la necessità di organizzare giornate come quella di oggi, per far vedere la situazione che migliaia di migranti soffrono quando attraversano Roma. Adesso ci chiediamo cosa vuole fare questa città? Vuole continuare ad affrontare le problematiche e gli aspetti sociali con l’uso della forza? Questo autunno sarà un momento nel quale cercheremo di unire le forze e dimostrare che un’altra Roma solidale è pronta ad accogliere e convivere e chiediamo a tutti di fare lo sforzo e dimostrare attivamente, non solo sui social, che un altro modo di vedere il mondo e un’altra alternativa c’è.”Nel frattempo, e prima dell’arrivo del primo freddo, l’esperienza dei volontari del Baobab continua a dimostrare che a Roma e nei suoi dintorni c’è una società civile che agisce per gli altri lì dove le istituzioni sembrano indifferenti.
Cristina Diaz(19 settembre 2018)
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