Studenti provenienti da tutta Italia si sono trovati oggi a Roma presso l’Auditorium del Massimo, per la premiazione del concorso “La scrittura non va in esilio”, dedicato alle scuole superiori, e di “Scriviamo a colori”, per le scuole medie, entrambi promossi dal Centro Astalli. Sfidando il maltempo si sono preparati a ricevere i loro premi e a parlare di razzismo.Un tema ritornato alla ribalta, come sottolinea Dacia Maraini: “Sono molto preoccupata. Credevo fosse un passato sepolto, ma sta tornando a galla in forme ambigue. Mio padre mi diceva sempre che le razze non esistono: esistono i popoli, le culture, ma non le razze. Abbiamo tutti lo stesso DNA. Il razzismo è un nome che diamo a un sentimento, alla paura che abbiamo per il diverso. E’ un istinto che deve essere vinto soprattutto grazie all’immaginazione. E’ solo immaginando cosa prova l’altro che possiamo immedesimarci in lui”.E proprio l’immaginazione e la speranza sono le parole che ci hanno ricordato l’attore Fabio Troiano, rievocando il suo spettacolo teatrale “Lampedusa”, dedicato ai pescatori di corpi nel Mediterraneo e Valerio Cataldi, Presidente dell’Associazione Carta di Roma: “Le parole hanno un loro peso specifico e occorre imparare ad usarle. Non esistono parole sbagliate, ma spesso è sbagliato l’uso che se ne fa”A vincere la sezione dedicata ai più giovani è stato lo sguardo femminile: quello di Antonietta de Trizio, l’autrice di “Storie mai raccontate” e quello della protagonista del suo racconto, una donna dell’Etiopia, sbarcata in Sicilia con sua figlia, per fuggire ad una guerra senza senso e senza onore. Ad accoglierle un’isola fatta di mare, di tramonti e di storie che si perdono tra il vociare della gente: è solo nella solitudine della notte che riusciamo a scorgere la fisionomia delle vite dimenticate.
“Scriviamo a colori”: vince lo sguardo femminile
“L’idea del racconto è nata sulla base dei fatti di cronaca, riguardanti lo sbarco dei migranti in Italia, ascoltati al telegiornale” racconta Antonietta, 14 anni, dell’Istituto Umberto Nobile di Ciampino, classe III D “ Ho preso spunto anche dalle storie di tre testimoni che ho conosciuto durante gli incontri con il Centro Astalli. Il racconto in sé è frutto delle emozioni che hanno suscitato in me le varie testimonianze a cui ho potuto assistere. Ho voluto portare per iscritto le reazioni e i sentimenti che avrei provato se fossi stata la protagonista della narrazione”.
Guardare il mondo, fatto di violenza e di dolori, attraverso gli occhi di una donna significa anche immergersi nella profondità delle cose: “Ho scelto una donna come personaggio della mia storia perché ho pensato fosse più semplice immedesimarsi in lei e quindi in qualche modo capirla. Successivamente vedendo immagini di filmati sui migranti ho colto delle scene in cui si trovavano madri con i loro bambini: mi ha impressionato la forza e la tenerezza che scaturivano da quelle immagini. La donna mi è sembrata quindi la figura più adatta non solo perché è sempre stata, nel tempo (e lo è tutt’ora), oggetto di violenze e maltrattamenti, ma anche perché ha una forza tale da riuscire a superare l’immenso e impossibile viaggio che deve affrontare: deve salvare sé stessa ma anche donare un futuro migliore a suo figlio”.
Filippo Bartolozzi del liceo scientifico Vito Volterra di Ciampino è stato invece il vincitore della XII edizione de “La scrittura non va in esilio”, con il racconto Lo Stuntman, che ha visto la realizzazione di una grafic novel del vignettista Mauro Biani.
Elisa Carrara
(30 ottobre 2018)
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