Una lunga fila di piccole luci, armoniosamente allineate a indicare un cammino, accoglie i partecipanti al Dipavali festival, la festa della luce. Colori vivaci si fondono con il profumo d’incenso e le melodie orientali attraversando i corridoi e le sale dell’Auditorium Parco della Musica.“Scegliere di diventare monaca è stata una via naturale, un po’ come dire una vocazione. Sono una giovane monaca e vivo in un ashram in Liguria, ad Altare in località Pellegrino, “ un nome un destino”” Svamini Shuddhananda Ghiri, monaca induista e rappresentante Unione Induista Italiana -Sanatana Dharma Samgha, racconta il Dipavali e la sua importanza, attraverso il mito, la cultura e la profonda spiritualità.“Nell’induismo la donna ha sempre avuto grande importanza perché il concetto di madre è alla radice della cultura della famiglia, perché trasmette la tradizione e l’insegnamento. Nelle sacre scritture indù c’è un verso bellissimo in cui quando il maestro congeda il discepolo dopo il periodo dello studentato lo ammonisce dicendogli “ricordati che la madre è dio…”
Dipavali: riconoscimento internazionale e incontro per una conoscenza reciproca
L’unione induista italiana è arrivata alla 5° celebrazione del Dipavali, festa della luce, riconosciuta festività ufficiale degli induisti in Italia.“È una festività trasversale ossia vissuta e partecipata in India da tutte le religioni nate in India quindi induismo, buddismo, jainismo, sikhismo. Si è nel tempo allargata ed estesa a tutto il mondo: viene celebrata a Washington nella Casa Bianca, a Trafalgar Square, oppure a Westminster . Il simbolismo del Dipavali è la luce e la luce è un simbolo trasversale alle altre fedi, è la vittoria sull’oscurità delle tenebre, il trionfo della conoscenza, dell’amore in senso fraterno, sull’ignoranza e su tutto quello che vincola l’essere umano”.
Dipavali: origine
In India il simbolismo viene veicolato attraverso la storia e il mito così il Dipavali ha origini diverse associate a personaggi divini diversi. Uno di questi è appunto il mito che lo lega al ritorno di Rāma, divinità della rinascita del bene, dopo l’esilio di 14 anni nella sua città Ayodhya. “Rāma torna dopo aver vinto e ucciso Rāvaṇa, demone dalle 10 teste. Questo simboleggia il combattere tutto ciò che è il male, l’egoismo, il non avere la sensibilità del dolore dell’altro. Ad accoglierlo una lunga fila di luci, da qui la parola Dipavali, un termine sanscrito, che viene da Dipa (luce) Avali (fila).La vittoria della luce significa riconoscere quel principio che nell’induismo è molto caro che è l’ahimsa, ossia il non nuocere con il pensiero, con la parola e con l’azione ed è un messaggio che è stato veicolato e portato qui in Italia e in Occidente soprattutto da Mahatma Gandhi di cui quest’anno si celebra il 150° anniversario della sua nascita.
Dipavali: preparazione e testimonianze. Nath Leena
“Il Dipavali per le famiglie è vissuto un po’ come il Natale per i cristiani. Dolci, luci e doni sono le 3 parole chiave, e tutto si condivide”, spiega Svamini Shuddhananda Ghiri. Dura 5 giorni, ognuno dei quali è associato a un rituale, come il fare grandi pulizie della casa per accogliere la divina Lakshmi che rappresenta la generosità, la prosperità, sia in senso materiale che spirituale.“Durante il Dipavali illuminiamo tutte le case con file di luci, preghiamo e prepariamo tanti dolci e doni. Alla fine della nostra Pūjā (adorazione), ci scambiamo regali e dolci e poi il cielo si riempie di luce con i fuochi d’artificio” racconta Nath Leena, che abita nella provincia di Brescia ed è venuta in Italia dal Punjab 22 anni fa dopo il matrimonio col marito.Nath Leena lavora come interprete e mediatrice culturale soprattutto con una ginecologa e nelle scuole, durante le assemblee o per fare i colloqui. Suo marito ha un negozio di alimentari indiano. “Abbiamo due figli: un maschio di 22 anni che lavora come informatico e una figlia di 16 anni che studia ragioneria. Si vive bene nella mia zona solo che per le donne ci sono ancora difficoltà sia con i mezzi di trasporto che per trovare dove lasciare i bambini quando si lavora. Quando sono arrivata in Italia si conosceva poco o niente della cultura induista nella nostra zona, ora con l’aiuto anche dell’unione induista, si organizzano diversi eventi nella mia zona come concerti. Abbiamo anche un tempio a Castelverde, mentre prima il più vicino era a Bergamo: siamo una bella comunità, più di trecento persone. La presenza di un tempio è importante per poter pregare e mantenere la tradizione”.
Dipavali: un messaggio per il nostro presente storico
“Il valore della religione, tutte le religioni, è ricordarci il discorso della non violenza e di esser nel vero, inteso anche come essere attenti all’altro e conoscerlo, riappropriarsi di una sensibilità umana che si sta un po’ perdendo. Con questo spirito speriamo che quella fiammella di luce diventi sempre più un fuoco di conoscenza, perché quando non si conosce si ha paura e la paura crea divisioni”
Silvia Costantini(7 novembre 2018)
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