Italiani Senza Cittadinanza: una fetta di PIL che non si vede

Di nuovo a Montecitorio

Le manifestazioni dei cittadini di seconda generazione, cui ancora non è concessa la cittadinanza, vanno avanti da anni, e chi partecipa spera che non continuino a lungo. Dopo la caduta del governo di destra, la speranza di ottenere una svolta nella legalizzazione dello Ius Culturae torna a sorgere tra gli italiani di seconda e terza generazione, che da anni manifestano e richiedono di essere riconosciuti come cittadini di diritto del paese in cui sono cresciuti, e al cui PIL contribuiscono. “Marcia dei Diritti” è il nome della manifestazione tenutasi il ventinove novembre di fronte al palazzo di Montecitorio, e i partecipanti si presentano armati di forza e argomenti. Vi è Barros Paolo, rappresentante del Movimento Cinque Stelle; Gabriella Pierre-Louis, dell’associazione di volontariato Fraternità Haitiana; il regista Amin Nour e Diana Pesci, rappresentanti degli Italiani Senza Cittadinanza; Alpha Diallo, di comunitàafricana.it, e molti altri ancora. Anche bambini – cui ancora una volta non è concesso il diritto basilare di sentirsi cittadini del loro paese.

Per i bambini

È proprio ai bambini che si pensa per primi, ad ogni protesta, ognuna delle tante. “I bambini e le bambine non si cancellano”, proclama Barros. Prima della prima discussione sullo Ius Soli erano state raccolte più di 250.000 firme – ignorate in Parlamento. “Non è la priorità”, dice sarcasticamente Barros. “Non è mai la priorità, veniamo sempre dopo”. È possibile ottenere la cittadinanza, per i nuovi italiani, ma è un processo difficoltoso e intralciato da una pesante burocrazia. I bambini e i giovani, in particolare, vengono esclusi da attività sportive, scolastiche e ricreative. Esemplare è il caso di atleti come Greta Nnachi, astista, Danielle Madam, gettatrice di peso, e Ghassan Ezzarraa, velocista, i cui record sportivi, che darebbero lustro al nostro paese nel campo sportivo, non possono essere omologati poiché i detentori non sono cittadini italiani. Gli stranieri lavorano nel nostro paese, vi studiano, e sui loro giovani il nostro paese investe. Il nostro PIL da loro prende una grossa manciata. 

Amare l’Italia

Il sito di Gabriella Pierre-Louis, Fraternità Haitiana, è dedicato non solo al volontariato a Haiti – è stato fondato nel 2011, a seguito del grande sisma che devastò la sua isola di origine – ma agisce anche in Italia, per l’assistenza degli immigrati italiani e dei loro figli. Si sono occupati, ad esempio, dell’emergenza Tiburtina e dei senzatetto presentatisi in quella situazione, o dei terremotati a seguito degli ultimi sismi. Alpha Diallo, invece, proclama con orgoglio che i diritti appartengono a tutti e così devono restare: “Se i diritti non sono di tutti”, dichiara al megafono, “sono solo privilegi”. Il loro movimento è apartitico, con l’ovvia eccezione dell’estrema destra. E a tal proposito, dichiarano i manifestanti, si tratta anche di riappropriarsi del termine patria tanto caro agli estremisti. “Tutti amiamo la patria”, proclama Amin Nour. “e il paese, e anche la carbonara”. E continuano ad aspettare, in attesa che lo stato ricambi questo affetto riconoscendoli come parte viva del paese.

Maria Flaminia Zacchilli(29/11/2019)

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