“Il nostro Municipio conta un numero di abitanti pari a quello di una città media: sono 176.000. Tra questi, circa 20.000 sono stranieri. Un numero non trascurabile. Piuculture, in 5 anni di attività sul campo ha raccontato le loro storie, le loro difficoltà, ma anche i loro successi”Giovedì 30 marzo nella sala dell’Auditorium del Goethe Institut,  Nicoletta del Pesco, direttrice di Piuculture, apre con questi dati l’evento “Nascita di una mostra”, che ha dato volto e voce alle storie dei migranti del  Municipio II, raccontate dai redattori di Piuculture in sinergia con i fotografi dell’ISFCI.Una carta geografica raffigurante l’intero Municipio viene proiettata sul grande schermo della sala e  Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, modera gli interventi di redattori,  fotografi e di tanti protagonisti delle storie presenti in sala. “Infilarsi nelle situazioni, è questo il compito che deve svolgere la fotografia”, sottolinea Dario Coletti, direttore del Dipartimento di fotogiornalismo e docente di fotoreportage all’ISFCI.Alle spalle dei redattori e dei fotografi, una mappa del Municipio II:  dei cursori segnalano, quartiere dopo quartiere, i luoghi dai quali prendono voce le inchieste di Piuculture. Le fotografie e gli articoli diventano volti parlanti e i protagonisti, testimoni in prima persona della propria storia. Il giornalismo di strada non cerca riflettori, né insegue il sensazionalismo mediatico, è paziente, attento, si documenta, costruisce giorno dopo giorno un percorso per conoscere chi incontra. Rispetta i “no”, non usa il dramma come scoop, crea un dialogo alla pari, consapevole del delicato ruolo di dar voce a chi non riesce a parlare di sé e della propria storia, a volte per paura, altre perché emarginato. Il giornalista e il fotografo seguono questo iter in sinergia, completandosi silenziosamente. Il risultato è la spontaneità con cui i protagonisti prendono voce raccontandosi, come fossero “a casa”.Al ritmo di tweet le interviste delle redattrici di Piuculture si alternano agli interventi spontanei del pubblico, colorando il Municipio II di testimonianze vere che coinvolgono chi ascolta e invitano a riflessioni e confronti.

Il primo articolo prende vita: “i cittadini romani invisibili sono circa 7700”. Rosy d’Elia intervista il fotografo David Pagliani (Gli invisibili sulle rive del fiume Aniene: la storia di Ida e Daniel)
Le vite nascoste del quartiere “delle Province” sono state raccontate da Elena Fratini, nella sua inchiesta che racconta gli abitanti di un palazzo occupato del quartiere.
             Nel momento in cui i veri protagonisti dell’evento, ovvero gli stranieri del Municipio, prendono la parola, le testimonianze diventano racconti vivi e diretti: sono le loro esperienze, descritte dalle giovani redattrici, che hanno costituito il patrimonio di storie che Piuculture ha negli anni documentato con passione e attenzione: dal filippino Benjamin Vasquez Barcellano, giurato del MedFilm Festival, che lavora nel mondo dello spettacolo, a Fernando Delgado, peruviano, ballerino di danze folcloriche che, dopo aver appreso la danza afro-peruviana, ha voluto imparare anche a suonarla e l’ha portata a Roma in diversi eventi culturali.
Suleman, della cooperativa Barikamà, racconta la sua storia di riscatto e presenta il suo progetto: “aiutare i migranti e i ragazzi con la sindrome di Asperger a inserirsi nella società”
Rafael Cardero, protagonista dell’incheista di Elena Fratini: “L’Europa ha dimenticato la storia…ho sempre la speranza che l’Italia cambi perché vorrei abitare qui: io amo l’Italia”
             Di sistemi di accoglienza nel Municipio hanno parlato le redattrici Veronica Adriani,  Cristina Diaz e Piera Francesca Mastantuono: i loro articoli sono diventati una testimonianza della “buona accoglienza” qui a Roma.
Veronica Adriani parla di Civico Zero con Mohamed Keita, Simona Scalas e Andrea Alessandrini
E a proposito di accoglienza, gli obiettivi del Baobab Experience, di cui Piuculture ha negli ultimi anni fatto conoscere e denunciato le vicende legate agli sgomberi forzati, emergono dal breve intervento del Presidente Roberto Viviani(OCCHIO NON ERA VIVIANI): “Non basta più esserci, occorre cambiare rotta: trovare una soluzione per una vera e umana accoglienza“.     
Dal centro diurno al notturno: A28 raccontato da Cristina Diaz e dalle foto di Carolina Munzi
 
Il sistema di accoglienza diffusa dello SPRAR, con Piera Francesca Mastantuono e Serena Vittorini
Dai sistemi di accoglienza, si passa nuovamente al quotidiano: quella del “Tram 3” è indubbiamente una testimonianza di vita vera, raccontata da Ania Tarasiewicz e il fotografo e videomaker Vincenzo Metodo.
Storie di migranti sul tram 3: Ania Tarasiewicz e Vincenzo Metodo
Sono le piccole storie a svelare molto della realtà che viviamo. Ce lo ricordano le parole semplici di Emin Ozturk, che strappa un sorriso a tutti presenti, ricordando sia le prime parole che ha amato dell’italiano, ovvero ‘Ciao, come stai?’, sia quelle che ancora oggi gli creano disagio: ‘Sei straniero, vero?’. Oggi Emin ha un suo negozio di kebab, è perfettamente integrato e il suo italiano è ricco e fluente.La sua è una storia che dà speranza, che mostra il lato bello dell’integrazione, quell’integrazione che Piuculture ha saputo raccontare da vicino, con una pratica di ascolto quotidiana alle tante diverse lingue che si possono ascoltare nella nostra città.  La mostra “Piuculture – Migranti nel Municipio II”  è aperta al pubblico fino al 14 aprile al Goethe Institut di Roma, in via Savoia 13.Orari di apertura:lunedì: 14–19martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 9-19sabato: 9–13L’ingresso è gratuito.