Nessun Parli. Il Cpia 1 si apre al municipio, per una scuola oltre la parola

Sono le nove e in Via Policastro i quarantacinque ragazzi del Cpia 1 sono pronti a cominciare la giornata di apertura al territorio, indotta dal Miur, dal titolo Nessun Parli, per promuovere una didattica che vada oltre la parola tramite il teatro, il canto, le arti pittoriche e perfomative, in generale. Credendo nell’idea che una scuola così sia possibile, i docenti del plesso di Policastro hanno deciso di aderire all’iniziativa, coinvolgendo alcuni artisti locali, con l’obiettivo di creare una rete di enti e singoli che promuovono buone pratiche .

Ogni aula è contrassegnata da un cartello colorato che indica il nome dell’attività e l’orario: giochi e canti dal mondo, fisarmoniche, castanete e flauti andini, la stanza del teatro, quella della pittura, quella di giocoleria e del ballo.

All’entrata, dopo aver ricevuto il badge di Nessun Parli, i partecipanti possono osservare il murales realizzato dall’artista Mauro Sgarbi, sensibile alle tematiche sociali e già autore di opere nel quartiere Esquilino.

Un gruppo di ragazzi, guidati da Damiano, studente al secondo anno di Belle arti, e Paolo, intenditore di arte, cerca di completare il resto del muro, lasciato vuoto, con incisioni su cartone.

“Mi è piaciuto molto perché ho imparato una tecnica che non conoscevo” dice Karima, studentessa del corso 825 di origine algerina “abbiamo disegnato sul cartone figure astratte, che mi ricordano dei pesci, e abbiamo scritto delle parole nella nostra lingua. Io ho scritto la parola confine, el-hodud, e poi con il taglierino l’abbiamo incisa. Mi piace il laboratorio perché unisce divertimento e studio, scambiamo opinioni e impariamo nuove parole, come ad esempio taglierino”.

La mattinata comincia con un momento di riscaldamento vocale insieme, prima di dare avvio al vero e proprio laboratorio di canto. A guidarlo Vladimir Douda, responsabile dello stage di teatro e tirocinante presso il Cpia. Vladimir coinvolge gli studenti con attività in cerchio e in coppia per allentare la tensione e allenare le corde vocali.

Iniziano ad arrivare studenti di altre scuole e si aggiungono piano al gruppo che intanto canta due canzoni preparate nel corso dell’anno, una senegalese e l’altra italiana.

E’ il momento del ballo e della poesia, in una stanza i ragazzi della Virtus, eseguono una coreografia leggendo un testo composto da loro per l’occasione, prima di scatenarsi con gli jambee in un’allegra danza che coinvolge anche docenti e studenti di altre classi.

Dopo questo momento insieme gli studenti si dividono nelle aule a seconda dei loro interessi.

“Io ho partecipato al laboratorio di giocoleria e ho imparato a costruire le palline con palloncini e mangime per uccelli- racconta Ayoub che viene dall’Algeria e studia per prendere la licenza media- ho fatto le foto dell’evento e ho seguito tutte le attività che si sono svolte. Mi è piaciuto sopratutto suonare il tamburo perché in Algeria avevo una darbuka”.

Jonathan, che ha tenuto il laboratorio di giocoleria e si è occupato di circo sociale quando ha saputo dell’evento ha deciso di partecipare. “Credo che sia un’iniziativa molto bella perché si porta l’insegnamento al di fuori della dinamica di classe. Mi sembra estremamente importante soprattutto se si vuole imparare una lingua straniera perché si mette in moto l’emotività e il divertimento e si apprende in un modo diverso rispetto alle lezioni tradizionali”.

“Vedere il coro che rispondeva con tanta allegria e poi il lavoro sul movimento, dal punto di vista di un’insegnante è un gran piacere, dice la professoressa Tutino, del carcere di Rebibbia, “vorrei essere una vostra studentessa, vorrei cantare, potermi muovere e pensare che con sto facendo scuola, che sto imparando”.

E’ presente anche la presidentessa dell’associazione interculturale Griot Margherita Welly Lottin, in quanto animatrice territoriale Prils lazio insegnamento della lingua italiana con il Cpia.

“Sono stata sorpresa e contenta di vedere tutti i laboratori che si fanno in questa scuola. E’ da conoscere e divulgare il lavoro che si sta facendo nei Cpia e nel mondo dell’emigrazione, perché non è conosciuto. In tutti i laboratori ho visto il mondo unito, senza barriere senza religioni, mi è venuta la pelle d’oca”.

“E’ stata una giornata molto importante” dice Tahira, ragazza pakistana che frequenta il corso di licenza media “abbiamo imparato molto e ci siamo divertiti insieme anche ad altri studenti. Mi è piaciuto soprattutto il teatro, non si finisce mai di imparare. Io ho scoperto cose di me che non conoscevo”.

“Bisogna abbattere il muro mentale” dice Claudio Oroni operatore di casa Scalabrini 634 “lavorando nelle scuole una delle cose che dico sempre, è che i muri fisici li possiamo distruggere a picconate, ma quelli che abbiamo nella testa possiamo farli cadere solo noi, fermandoci e conoscere l’altro, prima di giudicare”.

Elena Fratini

(22/11/2017)

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