Il lungo processo di integrazione europea ha radicalmente mutato i confini interni ed esterni, ridefinendone non solo i concetti stessi, ma anche la percezione che i cittadini hanno dello spazio in cui abitano.
L’accordo di Schengen ne rappresenta l’esempio più evidente: firmato nel 1985 nella cittadina lussemburghese di Schengen, l’accordo ha introdotto la libera circolazione delle persone senza il bisogno di essere sottoposte a controlli. Inizialmente i Paesi aderenti erano tre: Benelux, Germania Ovest e Francia.
Nel 1990 la Convenzione di Schengen ha come obiettivo la concreta attuazione dell’accordo, non solo per i firmatati iniziali, ma anche per i nuovi Paesi aderenti: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca, Svezia e Finlandia.
Ad oggi ne fanno parte 26 Paesi, di cui 22 appartenenti all’Unione Europea e 4 non appartenenti (Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein). Non hanno aderito Islanda e Regno Unito.
La possibilità di reintrodurre i controlli alle frontiere è garantita dall’accordo stesso, qualora sussista una minaccia per la sicurezza.
Le recenti ondate migratorie e gli attentati di Parigi hanno visto sette Paesi ristabilire dei controlli temporanei: Germania, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Danimarca e Francia.
Elisa Carrara
(03 febbraio 2016)