Il Piano per l’Africa presentato in Senato ai Capi di governo

L’idea di un Piano Mattei appare per la prima volta nel programma elettorale di Fratelli d’Italia- allora chiamato “formula Mattei”- , alle elezioni politiche del 2022. Poi la candidata di quel partito diventa Presidente del Consiglio. Da quel momento in poi si rincorrono annunci, richieste di capire cosa sia il Piano Mattei. In mezzo, molte interviste, soprattutto di Meloni e Tajani. Alcuni viaggi in Africa, tra cui Tunisia, Etiopia, Mozambico. La tappa “formale”, prima della presentazione di gennaio 2024 è la trasformazione in legge a metà novembre 2023. Davanti, l’orizzonte a cui tutti guardano, è quello G7 a Presidenza italiana, che vedrà il vertice principale in Puglia dal 13 al 15 giugno 2024, e che, sempre stando alle parole del Governo, vede l’Africa al centro dell’agenda.

Ma cosa è il Piano Mattei? Secondo le parole della Presidente del Consiglio – intervenuta lunedì 29 gennaio, dopo il saluto del Presidente del Senato – le priorità del Piano saranno: istruzione e formazione; agricoltura; salute; energia; acqua. La Presidente ha citato poi alcuni progetti pilota. “In Marocco daremo avvio ad un centro di eccellenza sulle energie”, “ci occuperemo di riqualificazione di scuole, come abbiamo fatto nel 2024 in Tunisia. Di scambi tra studenti e insegnanti”. In “Costa d’Avorio verrà avviato il primo programma dedicato alla salute, in Mozambico ci occuperemo di un centro-agroalimentare”. La dotazione del Piano sarà di 5,5 miliardi: 3 dal Fondo per il Clima, 2,5 dalla cooperazione allo sviluppo. “Certo non basta” afferma Meloni “per questo stiamo chiedendo di finanziare il Piano ad altri Stati donatori, alle banche di sviluppo”. Il Piano avrà la cabina di regia non presso il Ministero degli Esteri ma direttamente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e durerà quattro anni.

In merito ai fondi la Campagna 070 – l’iniziativa promossa da Focsiv, AOI, CINI, Link 2007 – in una lettera aperta invita il Governo ad avviare un sistema di programmi e progetti che distinguano la cooperazione allo sviluppo, così come prevista dalla Legge 125/14 “parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia”, dalla promozione economica che deve essere, comunque, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). La campagna chiede al Governo italiano di rispettare, entro il 2030, l’impegno assunto all’ONU, oltre cinquant’anni fa, di destinare lo 0,7% del reddito nazionale lordo italiano all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Attualmente fermo a solo 6 miliardi di dollari contro i 13 previsti.

Gli interventi in plenaria hanno visto poi i commenti dei vertici dell’Unione Europea, dei delegati africani, che hanno lodato il Governo per l’impegno nel cambio di paradigma – abbandonare un fare paternalistico -, manifestato in molti consessi internazionali. I delegati africani hanno però richiamato il Governo ad una mancata collaborazione nella fase di preparazione del Piano Mattei. Da rilevare l’intervento del Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki “Avremmo voluto essere interpellati prima. Ma siamo qui, ed è ora di passare dalle parole ai fatti. Non possiamo più accontentarci di promesse. Con l’Italia condividiamo il tragico problema della migrazione. L’Africa non vuole tendere la mano, non siamo mendicanti, peroriamo un nuovo modello di partenariato. Abbiamo bisogno di una nuova era, nei concetti e nell’attuazione”.

In merito alla migrazione la Presidente del Consiglio Meloni immagina “un piano di interventi con cui vogliamo dare il nostro contributo a liberare le energie africane anche per garantire alle giovani generazioni un diritto che finora è stato negato. In Europa abbiamo parlato spesso del diritto a emigrare, ma quasi mai di come garantire il diritto a non dover essere costretti a migrare. Dobbiamo dichiarare guerra agli schiavisti del terzo millennio”. Il Presidente dell’Unione Africana, Azali Assoumani, inserisce la migrazione tra i punti di interesse della collaborazione, insieme “alla sicurezza alimentare e la riforma del sistema economico mondiale”. La Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, lancia un forte richiamo di responsabilità “per l’Agenda di sviluppo sostenibile 2030 solo il 15% sarà raggiunto. Si tratta di un vero fallimento

Dopo circa otto ore di lavoro a “porte chiuse”- perché la stampa non ha potuto seguire i lavori dei tavoli specifici – la Presidente del Consiglio, nel suo intervento conclusivo alla stampa ha parlato di “successo”, grazie ai contributi di tutti coloro che sono intervenuti, promettendo che “non si tratterà di un piano di buone intenzioni, con un cronoprogramma definito, che vedrà già dalle prossime settimane missioni operative nei vari Paesi”. Ha ribadito, forse memore dei richiami ad una partecipazione mancata in fase di scrittura del Piano, che esso “è soprattutto una filosofia di lavoro, un modello”. Chiudendo la due giorni ha poi dichiarato “speriamo che il Governo italiano sia stato all’altezza delle vostre aspettative, perché voi lo siete stati.”

Fabio Bellumore

(29gennaio2024)