Festival Sabir 2024: un Mediterraneo aperto e solidale

Il Festival Sabir nasce un anno dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 per dare voce a un Mediterraneo che non si rassegna alle morti, alle sue frontiere e alla criminalizzazione dei migranti e prende il nome dall’idioma “sabir”, lingua comune dei marinai, per evocare la necessità di ricostruire un linguaggio condiviso, partendo dalla società civile. L’iniziativa, organizzata da ARCI, in collaborazione con Caritas Italiana, ACLI e CGIL con il supporto di ASGI e Carta di Roma, compie quest’anno il suo decimo anniversario e, per l’occasione, ha raddoppiato gli appuntamenti: dal 18 al 20 aprile a Prato e dal 10 al 13 ottobre a Roma alla Città dell’Altra Economia.

X° Edizione: una nuova rotta

Il Festival si è sempre posto l’obiettivo di sostenere la partecipazione di una vasta alleanza di comunità, associazioni e sindacati dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che si mobilitano quotidianamente per la libertà e i diritti fondamentali dei migranti. Questo obiettivo è oggi più che mai fondamentale, perché in Europa il vento ha cambiato direzione: “l’Europa ha deciso di schierarsi dalla parte di quelli che vogliono i muri e che vogliono respingere le persone” dichiara Ricardo Gutierrez, segretario dell’European Federation of Journalists. Governi, parlamenti e movimenti politici sembrano voler cercare capri espiatori per ottenere consenso elettorale e questi “colpevoli” sono spesso i gruppi più vulnerabili e marginalizzati, in primis i rifugiati e i migranti. La questione migratoria è connessa a queste tematiche geopolitiche: l’Unione Europea ha deciso di puntare sull’esternalizzazione delle politiche migratorie, determinando così la chiusura delle frontiere, riducendo i diritti d’asilo e implementando politiche di rimpatrio e accordi con regimi autoritari, a discapito dei diritti fondamentali delle persone. Le conseguenze di tali scelte colpiscono direttamente coloro che vivono queste esperienze e si tratta di decisioni che contraddicono la storia e la cultura europea. Creare uno spazio di incontro tra la società civile del Mediterraneo, le amministrazioni locali, i giornalisti e gli attivisti può rappresentare un nodo importante per non accettare passivamente le direzioni scelte dall’Unione Europea: questo è lo spirito che anima la presente edizione del festival. “La comunità che vogliamo mettere in campo con Sabir è un’alternativa a questa Europa; l’Europa che vogliamo noi è un’Europa aperta, solidale, che appunto salvi le vite umane e non obblighi invece le persone a mettersi nelle mani dei trafficanti e a rischiare la vita” ribadisce Ricardo Gutierrez.

Il supporto di Carta di Roma: parla Anna Meli

“Il tema migratorio si è imposto in termini numerici con un aumento del 170% delle notizie sui migranti rispetto all’anno precedente, caratterizzate da un linguaggio emergenziale” afferma Anna Meli, vice-presidente di Carta di Roma, associazione nata nel 2011 per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione. “Il 31% di tutte le notizie del 2023 riportavano le dichiarazioni di un politico: la correlazione tra rappresentazione dei migranti e politica è molto stretto. Il Sabir compie dieci anni ma il fenomeno migratorio ne compie almeno quaranta e quello che vediamo oggi è una polarizzazione sul tema collegata strettamente al dibattito politico. Ciò che non viene trattato è una varietà di storie e di esperienze dei migranti nel nostro paese; l’attenzione è concentrata sugli arrivi via mare mentre “la persona” scompare del tutto”. Il Festival, quest’anno come in quelli precedenti, rappresenta lo spazio ideale per dare voce ai protagonisti stessi dei temi che trattiamo. Un passo essenziale per una copertura mediatica più rispettosa e umana verso i migranti. “Di fronte alla polarizzazione e alla disinformazione, il miglior antidoto è un giornalismo etico. Quando discutiamo di etica professionale, dobbiamo farlo con la società civile, perché l’informazione non appartiene ai giornalisti ma ai cittadini che ne sono i primi fruitori” sottolinea Anna Meli e conclude: “Non vogliamo un giornalismo buono sul tema dell’immigrazione ma un buon giornalismo.” Il Festival Sabir intende, perciò, ristabilire un linguaggio comune nel Mediterraneo, iniziando dal basso, dalle comunità e dalla società civile. L’iniziativa diventa così un luogo per costruire e rafforzare legami attraverso diverse espressioni culturali e artistiche: le giornate saranno caratterizzate da presentazioni di libri, mostre, proiezioni cinematografiche e musica. Un programma ricco per raccontare le culture mediterranee e costruire un futuro senza confini.

Un ricco programma interculturale

Fino a domenica 13 ottobre sono stati organizzati vari incontri e formazioni che si alterneranno a tante altre attività; tra questi segnaliamo i più interessanti:

VENERDì 11 OTTOBRE

  • Frontex: 20 anni di guerra alle persone migranti, in spregio ai diritti – incontro internazionale dove, in occasione del 20° anniversario dell’agenzia Frontex, si parlerà della situazione ai valichi di frontiera, dell’impunità sistemica dell’agenzia e della esternalizzazione delle sue attività nei Balcani e in Africa.
  • Le nuove procedure accelerate e di frontiera e il protocollo Italia-Albania – formazione che intende rivolgere uno sguardo particolare al Protocollo Italia-Albania analizzando, con approccio tecnico concreto, le nuove procedure accelerate di frontiera ed evidenziando le varie problematiche e criticità, anche di tenuta costituzionale.

SABATO 12 OTTOBRE

  • Giustizia e responsabilità in Palestina e per la Palestina – incontro internazionale che riunirà esperti e responsabili politici per fare luce sulla crisi umanitaria senza precedenti che si è estesa a tutti i livelli della società palestinese, toccando anche le comunità di rifugiati, e su come attori e istituzioni internazionali chiave stanno rispondendo.
  • Perdersi in Europa senza famiglia. Storie di minori migranti – presentazione del libro di due giornaliste, Cecilia Ferrara e Angela Gennaro, che si occupa di tenere traccia delle storie degli oltre 20mila minori stranieri non accompagnati in Italia, uno dei numeri più alti mai registrati dal 2015; un lavoro di giornalismo investigativo per rispondere a domande cruciali: quali sono le rotte che utilizzano i minori stranieri non accompagnati per raggiungere l’Europa? Quali sono i pericoli che corrono?

DOMENICA 13 OTTOBRE

  • La linea del colore che attraversa la scuola – seminario che affronta il tema delle classi differenziali, la linea invisibile che divide gli studenti italiani da quelli stranieri; una forma di razzismo nella scuola che va identificata e combattuta.
  • CON LORO COME LORO. Storie di donne e bambini in fuga – presentazione del libro di Gennario Giudetti che racconta il viaggio personale che l’autore ha compiuto: dall’Ucraina allo Yemen, dai campi profughi della Libia agli ospedali di Codogno, dal Kenya alla Colombia, vivendo sempre al fianco di chi è considerato ultimo; un libro che parla di speranza e di riscatto.

La Città dell’Altra Economia ospiterà anche altri eventi che non si esauriranno in queste giornate. Ne è un esempio la mostra intitolata “Diritti, non privilegi: storie di autodeterminazione e di libertà negate“, una raccolta di voci e storie che narrano la resistenza e l’autodeterminazione delle persone che raggiungono l’Italia e l’Europa; non solo un racconto ma anche una denuncia per ribadire che spostarsi per cercare una vita diversa non deve essere una concessione, ma una libertà fondamentale.

Per avere maggiori dettagli sul Festival Sabir, consultare il sito e cliccare qui per il programma completo.

Alessandro Masseroni
(10 ottobre 2024)

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