Gli imprenditori stranieri: una realtà in crescita

Il dossier sul rapporto tra Immigrazione ed imprenditoria 2024 è stato presentato giovedì 20 marzo nella Sala conferenze David Sassoli di Piazza Venezia.
È uno strumento realizzato a cura del centro ricerche IDOS e con la partecipazione di CNA Nazionale che permette di far luce sui nuovi imprenditori  che attualmente stanno maggiormente investendo in italia.

Uno strumento per il futuro

Il Rapporto, acquistabile online cliccando QUì, “racconta  il contributo degli imprenditori immigrati in Italia e in Europa. Attraverso un’analisi ricca di dati e statistiche affidabili a livello nazionale, regionale e locale, il Rapporto offre uno sguardo approfondito su un fenomeno in continua evoluzione, mettendo in luce il potenziale e le sfide di chi fa impresa lontano dal proprio Paese d’origine” si legge nelle prime pagine della scheda di sintesi del rapporto stesso.
Lo studio degli imprenditori immigrati è essenziale per capire come sarà l’economia italiana del futuro, le potenzialità del valore economico ma anche un impulso per la coesione sociale e l’integrazione, inoltre ci aiuta a far chiarezza su quali sono le giuste politiche per sostenere queste nuove energie imprenditoriali.

La presentazione del Rapporto

Diversi gli spettatori intrattenuti dagli 8 oratori moderati dalla giornalista Eleonora De Nardis, che durante le oltre due ore dell’incontro hanno esposto dati, raccontando la realtà dell’imprenditoria legata all’immigrazione in Italia e dato risposte, non solo sui titolari d’impresa, ma anche sui lavoratori, come ricorda il presidente del centro studi e ricerche IDOS Luca di Sciullo nel suo intervento: “da quando siamo diventati un paese di immigrazione non abbiamo mai smesso di convogliare in massa la forza lavoro straniera nei gradini più bassi della scala delle professioni. Ci sono studiosi che le hanno chiamate i gradini delle 5P: Lavori precari, pericolosi, pesanti, poco pagati, o poco riconosciuti socialmente.
I dati sul lavoro dimostrano che abbiamo un sistema che non riconosce ancora i titoli e non da valore alle competenze.
(Infatti il 60% dei lavoratori stranieri fa lavori non qualificati, contro meno della metà degli italiani, ed il 35% dei lavoratori stranieri sono sovraistruiti, mentre sono solo un quarto nel caso degli italiani.)
E che impieghiamo ancora male e poco la manodopera straniera subordinata.
Infatti il part time involontario riguarda i lavoratori stranieri il doppio in proporzione rispetto a quelli italiani.
E non è difficile immaginare che le ore che non lavorano le facciano in nero, producendo una duplice evasione delle tasse: del lavoratore e del datore di lavoro.”
Il Professore Andrea Lasagni dell’Università di Parma espone alcuni dei dati che ha raccolto analizzando e studiando le serie storiche, strumento che “ci permettono di capire le dinamiche passate e future.” Come sottolinea Antonio Ricci, vice presidente dell’IDOS.

I dati più significativi

Su oltre 4 milioni sono 660 mila le attività in cui il titolare o la maggior parte degli amministratori sono nati fuori dai confini Italiani. Dal 2006 al 2022 si è registrata una crescita delle attività a conduzione straniera del +35,3%.
Le comunità che hanno creato le maggior parte delle imprese individuali sono:

  • Quella Romena, con una crescita nel commercio del +250% Con l’edilizia che detiene ancora il primato delle imprese gestite da titolari con questa nazionalità (56% del totale).
  • Quella Marocchina, con una significativa crescita nel settore dei servizi e del turismo (oltre il 70% del totale)
  • Quella Cinese, con una forte presenza di attività legate ai servizi di alloggio e di ristorazione (pari a più del 30% del totale).

Lorenzo Pugliese

(21 Marzo 2025)

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