Secondo turno in Romania: la diaspora sceglie tra due visioni

Il 18 maggio i cittadini romeni sono chiamati alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Una tornata elettorale decisiva, che arriva dopo l’annullamento delle elezioni di novembre a causa di gravi irregolarità legate al finanziamento estero di alcuni candidati. La sfida è ora tra George Simion, leader del partito ultranazionalista AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), e Nicușor Dan, ex sindaco di Bucarest e candidato indipendente con il sostegno di forze liberali e civiche.

Simion raccoglie consensi tra i delusi della globalizzazione e promette un’agenda anti-europea, mentre Dan si presenta come amministratore competente, ambientalista e fermamente ancorato ai valori democratici e occidentali. Il contesto internazionale pesa: la guerra in Ucraina e le tensioni con la Russia rendono la posta in gioco più alta che mai.

Anche in Italia, dove risiedono oltre un milione di cittadini romeni, cresce la partecipazione. Abbiamo raccolto alcune testimonianze di chi, da anni lontano dalla Romania, continua a sentirsi parte attiva del destino del proprio Paese.

Silvia Dumitrache vive in Italia dal 2003 ed è presidente dell’associazione Donne romene in Italia. È tornata in Romania per votare al primo turno e lo farà anche il 18 maggio. “Queste elezioni sono decisive. La Romania rischia di cadere sotto l’influenza russa: dire che i russi sono alle porte non è un’esagerazione, è la realtà. Dobbiamo restare ancorati all’Europa e alla Nato”. Dumitrache sostiene il candidato indipendente Nicușor Dan, già sindaco di Bucarest: “Ha dimostrato di saper amministrare, è colto, filoeuropeo, ambientalista. Capisco la sfiducia, ma è il momento di scegliere con responsabilità. Anche il riarmo, per quanto doloroso, serve a mantenere la pace”.

Mihai Postur lavora da dieci anni in una fabbrica nella provincia di Macerata. Originario di Vaslui, torna spesso in Romania. Voterà George Simion e non ha dubbi sulla sua scelta. “Mi accusano di essere estremista, ma io voglio solo che la Romania sia rispettata. Qui in Italia vedo che gli italiani pensano prima a loro. Perché noi in Romania non possiamo fare lo stesso?Mihai sostiene AUR perché “finalmente c’è qualcuno che parla di orgoglio nazionale, di lotta alla corruzione vera. Siamo stanchi dei professori che promettono Europa e poi lasciano il Paese in mano agli interessi stranieri”.

Raluca Murim lavora come bidella in una scuola della Capitale. È originaria di Cluj-Napoca, dove ha lasciato amici e fratelli. “Voterò per Dan perché è l’unico che ha una visione seria sull’istruzione e sulla giustizia. Da sindaco ha fatto molto per Bucarest, ora può farlo per tutto il Paese”. Per Raluca, l’Unione Europea è un’alleata strategica, ma serve più responsabilità interna: “Non possiamo dare sempre la colpa agli altri. Se vogliamo che i nostri giovani restino o tornino, dobbiamo iniziare dalle scuole, dalla formazione civica”.

Joan Balan, è in pensione dopo una vita come muratore tra Osimo e Ancona. Ha votato per il Partito Nazionale Liberale (PNL) al primo turno, e anche se Nicușor Dan è ora candidato indipendente, continua a sentirsi vicino a quell’area politica. “Io sono moderato. Non mi piacciono gli estremismi. Dan è un uomo serio, anche se non è più nel PNL, lo sosterrò perché ha una visione chiara: Europa, lavoro, sicurezza”. Ma aggiunge: “Dico però ai politici una cosa: basta promesse. Ho lavorato trent’anni in Italia, vorrei tornare in Romania, ma finché non c’è sanità, pensioni e sicurezza, resto qui”.

“Una scelta di responsabilità”: le testimonianze della diaspora romena in Italia rivelano un senso profondo di partecipazione, ma anche frustrazione. Il voto del 18 maggio non riguarda solo un nuovo presidente: è il segnale di una Romania che cerca ancora un equilibrio tra appartenenza europea e sovranità nazionale, tra memoria del passato e sfida del futuro.

Giulia Fuselli
con la collaborazione di Livia Gorini

(15 maggio 2025)

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