Anthea – Edizioni per l’intercultura

Antonella e Daniela Di Clemente

L’interesse per l’intercultura parte da lontano. Già nel 2006 le sorelle Di Clemente facevano parte di Altra Storia, associazione che si occupa di tematiche legate al mondo del lavoro e dell’imprenditoria straniera e di fasce a rischio. Ma sono state le esperienze lavorative delle fondatrici a portare il focus di Anthea nell’ambito dell’apprendimento. Daniela, come mediatrice culturale, è stata spesso a contatto con le realtà e le difficoltà incontrate dagli immigrati nel nostro sistema scolastico, a Roma e in provincia, mentre Antonella è un’insegnante di italiano per stranieri alla Casa dei diritti sociali. “L’idea- spiegano le Di Clemente – è quella di produrre strumenti che non nascondano le peculiarità del bambino, ma che siano comprensive del loro punto di vista. Bisogna crescere con la consapevolezza di trovarsi in un mondo con molteplici sfaccettature, e cercare di capirlo.”

Il metodo di approccio nelle scuole italiane sta cambiando, a giudizio delle Di Clemente. È maggiormente inclusivo e vengono realizzati dei progetti all’avanguardia, superando il folklore. Viene sempre più considerata fondamentale la valorizzazione della lingua madre, anche come strumento di apprendimento. “In una scuola di Boccea si è svolta un’iniziativa per cui ogni bambino doveva raccontare una storia o fiaba del suo paese di provenienza  nella propria lingua. Alla scuola elementare Di Donato – in via Bixio – sono organizzati corsi di cinese. L’obiettivo è anche quello di superare gli stereotipi: chiedere a un bambino quando è  stata la prima volta che aveva visto un leone, è scoprire che era successo quando il padre lo aveva portato allo zoo. Oppure pensare agli indiani come provenienti esclusivamente da zone rurali, quando magari vengono da metropoli.”

La copertina del libro "Quante parole?"
Il progetto editoriale si propone proprio di veicolare una maggiore conoscenza e dare voce a realtà di altri paesi che altrimenti sarebbero ignorate. “La differenza con altre case editrici è di non imporre agli insegnanti un lavoro pronto, ma recepire tutto ciò che viene dal mondo della scuola e sperimentare le indicazioni con un contatto circolare con gli autori, inclusivo delle esigenze espresse dai bambini. I manuali sono contraddittori sull’intercultura, perché creano uno schema fisso, noi vogliamo mettere tutto in discussione, offrendo la maggiore flessibilità possibile.”

Differenze di sistemi scolastici Molto interessanti le differenze nell’approccio allo studio e all’apprendimento notate dalle Di Clemente nel lavoro nelle scuole, riguardanti soprattutto i ragazzi che hanno già avuto un percorso scolastico nel paese di origine. Se in Cina si ha un approccio mnemonico, dovuto anche alla ricchezza dell’alfabeto, in Africa si dà molto peso all’esperienza diretta e all’osservazione, con una grande rilevanza della figura del maestro, modello da imitare, a differenza delle teorizzazioni del mondo occidentale. E se in Italia c’è uno stretto rapporto tra famiglie e corpo insegnanti, tanto nell’est Europa quanto in Asia si tende a non interferire, riconoscendo l’autorità dei docenti e dando grande importanza ai successi scolastici.

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Gabriele Santoro(18 aprile 2011)