Piccoli allievi e giovani volontari di Più Culture

Veronica Adriani e Lucia Roberti

E’ martedì e sono le due del pomeriggio. Veronica Adriani e Lucia Roberti, di ventotto anni la prima e di ventisette la seconda, fanno il giro delle classi per raccogliere i loro giovani allievi di italiano L2 della scuola elementare Mazzini, cuore del quartiere Trieste. I bambini di volta in volta chiamati ad adunata le aiutano a orientarsi nel labirinto di corridoi colorati dai loro disegni. Arrivati nell’aula dove si farà italiano Veronica e Lucia controllano i compiti e accendono il computer per poter vedere Post it love un cortometraggio dove due giovani si corteggiano attraverso dei disegni creati con i post-it. “Lavoriamo con la scrittura in funzione dell’oralità. Durante la lezione precedente abbiamo creato con i post-it un gioco dove ogni bambino sorteggiava un argomento. Ho portato questo corto per mantenere alto l’interesse e continuare a lavorare in maniera ludica”.

Veronica e Lucia con due allievi continuano il giro delle classi per raggruppare tutti i giovani studenti

I giovani volontari di Più Culture. Veronica e Lucia insieme a Simone Apa, Silvia di Girolamo, Donatella Vitali, Gabriella e Roberta Dilieto costituiscono il gruppo dei giovani volontari dell’associazione Più Culture che assieme ai senior, grazie ad una relazione di fiducia coltivata negli anni con le scuole ha organizzato una rete di corsi di italiano dedicate ai bambini di origine straniera delle medie ed elementari del Municipio II. Le classi che si sono formate sono eterogenee con una presenza maggiore di bambini di origine filippina accompagnati da sudamericani, romeni e asiatici; non mancano piccoli rappresentanti di paesi est europei come la Russia o nord africani come l’Algeria.

Donatella Vitale

Lucia e Donatella entrambe ventottenni e studentesse fuori sede, abruzzese la prima e della vicina Frosinone la seconda, stanno concludendo gli studi in Scienze Politiche e Medicina ed hanno intrapreso quest’esperienza perché affascinate dallo scambio interculturale.

Una maestra ed un’alunna della Scuola Mazzini

“All’inizio ero un po’ intimorita all’idea di lavorare con i bambini, adesso mi sembra di non aver fatto altro nella vita” racconta Lucia. Donatella, in passato volontaria negli ospedali, è colpita da “quanto siano svegli e veloci i bambini. Molti di loro padroneggiano due tre lingue e le lacune vengono colmate con una rapidità impressionante” eccezione fatta per i bambini arrivati da poco in Italia che vanno seguiti singolarmente e dei quali si occupano Roberta Renzi e Laura Leoni, due volontarie senior, che lavorano con Donatella alla scuola media Boccioni.

Allievi speciali Per gli altri volontari quest’esperienza s’inserisce in una più articolata rete d’intenti: la possibilità di farne professione per la vita. Alcuni di loro accumulano le ore di tirocinio necessarie per completare il percorso Ditals. Colpisce il metodo, la serietà e l’entusiasmo solare con cui organizzano e conducono i corsi. Lavorare con i bambini delle elementari e delle medie all’interno della struttura scolastica ma fuori l’orario delle lezioni istituzionali significa “dover inventare e reinventarsi costantemente” spiega Veronica.

Silvia di Girolamo

“Sono degli studenti speciali, diversi da quelli per cui ho studiato alla Torre di Babele” spiega Simone Apa, ventiquattrenne romano che segue una classe di dodici bambini presso la scuola media Guido Alessi a due passi dal lungotevere flaminio. “Non sono veri e propri stranieri, tutti sono bilingue conoscono l’italiano e la lingua d’origine, molti sono nati in Italia. La difficoltà maggiore è l’italiano scritto, le doppie e la costruzione grammaticale della frase”. Silvia di Girolamo rivela che il gioco come veicolo di insegnamento, sottolineato da tutti i volontari, non deve mancare neanche nelle lezioni con gli adulti. Oltre ad aver seguito i bambini della scuola elementare Principessa Mafalda in zona Parioli, Silvia quarantaquattrenne romana, insegna presso il centro Astalli ad adulti profughi afgani e mette a confronto le due esperienze. “Gli adulti spesso sono soli e hanno bisogno di un italiano concreto spendibile nel lavoro, nella ricerca della casa e per i documenti. I bambini sono protetti, vivono in famiglia e hanno bisogno di un italiano che li metta in relazione con la scuola e con il mondo”.

Simone Apa

Il gioco come maestro e strategia Il gioco è veicolo d’insegnamento e strategia per mantenere alta l’attenzione di bambini che seguono la lezione di italiano dopo una mattinata di scuola. “Un bambino se si annoia te lo dimostra immediatamente, devi costantemente trovare nuovi stimoli e modi di coinvolgimento” spiega Veronica quando descrive divertita tutte le idee che ogni settimana sforna e organizza per la lezione del martedì. Simone che ha la fortuna di avere un’aula con il proiettore si diverto a selezionare frammenti di film canale per un’Italia messa in ombra dalla situazione economica e politica degli ultimi anni. “Mi piacerebbe portare questa italianità all’estero. Grazie all’Erasmus a Siviglia e il tirocinio MAE CRUI a Panama ho scoperto la mia passione per la vita culturale unica e peculiare di ogni paese”. Simone segue ragazzini che vanno dagli 11 ai 14 anni e sia per l’età che per esigenze di tipo scolastico hanno bisogno di un più alto livello di stimoli e di nozioni. Anche Silvia di Girolamo è mossa da una viscerale curiosità verso le altre culture  e custodisce nel cassetto il sogno di poter insegnare italiano all’estero, meta privilegiata l’Asia, in particolar modo Cina dove ha vissuto per un periodo. “Anche in un solo ciclo di lezioni si conoscono persone di paesi diversi tra loro; pane per i miei denti. Sono affascinata dalle culture diverse dalla nostra e più sono diverse più  voglio sapere. Questa esperienza diventa uno strumento di scambio per imparare da loro il resto del mondo. Un mondo che spero riuscirò a visitare”

M. Daniela Basile(2 Aprile 2012)