Intervista a Youssry Nasrallah alla 66 Mostra del Cinema di Venezia

66 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Venezia Lido 3 settembre 2009 FUORI CONCORSO Scheherazade, Tell me a Story di Yousry Nasrallah.

Si apre la porta di un appartamento, lineare, moderno potremmo essere a Londra, New York, Roma, è il Cairo, una città cosmopolita che fa da sfondo alle storie di donne di tre classi sociali diverse popolare, media e alta, i cui destini non sono poi così diversi: vittime, tutte, di una mentalità ottusa e retrograda.    La casa è quella dove vive Hebba con il suo compagno: due giornalisti, lui scrive per un quotidiano governativo, lei ha una rubrica di successo in tv, si occupa di temi sociali. Appare per la prima volta sullo schermo in una trasmissione che si occupa delle carrette del mare e delle responsabilità politiche collegate. Il suo compagno è in attesa di una promozione e si da da fare con la nomenclatura perché “il futuro è di chi ha un incarico politico”, intanto Hebba comincia ad avere dei dubbi sul modo di fare giornalismo. Magnifica la scena nel metro quando accompagna a casa la commessa del negozio di profumi che le aveva dichiarato “mi sento divisa in due” e che diventerà oggetto di una trasmissione. E ancora per venire incontro alle esigenza di chi sponsorizza il fidanzato, e le chiede interventi meno politici, realizza una serie di puntate sulle donne e la loro affettività. Una scelta che si voleva “leggera”, ma che in realtà fa emergere soprusi incredibili e mirabili, elementari insegnamenti come “diverso essere amati o essere desiderati”. Fino a un finale che viene ben sintetizzato dalla celebre frase “the show must go on”.

(N.d.P. Venezia 3.09.09) 

INTERVISTA a Yousry Nasrallah

Nasrallah nato a Giza nel ’52 è uno dei più affermati registi egiziani del momento. Ha lavorato come critico cinematografico a Beirut e poi collaborato con uno dei maestri del cinema egiziano Youssef Chahine. Ha debuttato nell’88 alla Quinzaine des Réalisateurs con Summer TheftsSecondo lungometraggio Marcides del ‘93 è stato presentato al Festival di Locarno. Nel ’95 ha realizzato il documentario On boys, girls and the veil . Grande successo ha ottenuto nel ‘99 con El Medina. Ha diretto nel 2004 The gate of sun e nel 2008 The aquarium.

Il film ha avuto problemi con la censura nel suo paese?

Da molto tempo il cinema egiziano gode di grande libertà, non vengono posti limiti all’espressione artistica, possiamo affrontare ogni tipo di argomento, parliamo tranquillamente degli aspetti negativi del nostro paese. Il nostro film ha avuto una grande accoglienza di pubblico e di critica in Egitto. Tranne gli integralisti islamici che ovviamente obiettano comunque su tutto. Per il resto mi è stato chiesto di abbreviare la scena dell’aborto. In assoluto con un film come Scheherazade tell me a story avrei avuto più difficoltà se i miei protagonisti non fossero stati attori tanto famosi. Mona Zakki, l’attrice, è stata attaccata sul piano personale, è sposata con un attore ed è stata oggetto di critiche concernenti la sua vita privata.

Nel suo film c’è una grande sensualità che si esplicita fin dai titoli di testa, è una cosa comune nel cinema egiziano?

I miei film sono sempre stati molto sensuali. La presenza fisica di un attore è importante, non solo come dice la battuta, ma come si muove e anche attraverso il corpo che lo spettatore capisce quello che il personaggio pensa.

A che autori, a quali generi fa riferimento nel suo lavoro?

Spesso parlo di melodramma, in fondo Douglas Sirk o J. L. Mankiewicz hanno fatto dei melodrammi, che in realtà sono un genere molto corrosivo, politico: raccontano come l’uomo comune diviene vittima di un codice senza ribellarsi. Ma penso anche a un grande regista egiziano degli anni ’50 Hassan El Iman che girava melodrammi, è stato a lungo denigrato, volevo dedicargli il film, non l’ho fatto per timore che sembrasse una scelta snob, mi piacerebbe che i suoi film fossero visti.

Uomo e donna nel cinema e nella società egiziana…

L’uomo spesso pensa che deve avere il potere, deve comandare, ma si vive male con questo peso e soprattutto si rovinano i rapporti, l’amore. Oggi nel 70% delle famiglie egiziane è essenziale il contributo del lavoro femminile, ma le norme non sono adeguate malgrado questo imprescindibile dato di fatto.(Nicoletta delPesco)

Venezia Lido 5 settembre 2009

GIORNATE DEGLI AUTORI

Honeymoons di Goran Paskaljevic

Ogni giorno sugli schermi del Lido nuove proposte cinematografiche rappresentative di una visione del mondo che supera barriere e confinitra i popoli. Oggi 5 settembre per le Giornate degli Autori è toccato a Goran Paskaljevic celebre regista serbo, che dieci anni fa realiuzzò La polveriera, portare il suo valido contributo con il bel film Honeymoons. Già nei titoli di testa si coglie qualcosa di speciale: sullo sfondo le montagne di Albania si annuncia una coproduzione serbo albanese,  Nel film, che alla fine della proiezione è stato accolto da un interminabile applauso, si intrecciano le vicende di due giovani coppie e i disagi che incontrano nel tentativo di allontanarsi dai loro rispettivi paesi, Albania e Serbia, per raggiuyngere l’Europa.”Il mio non è un film pessimista” spiega Paskaljevic “perchè nasce dalla collaborazione fra due popoli che per anni sono stati nemici giurati. L’idea mi è venuta in occasione del Festival di Tirana, ero stato invitato perchè proiettavano alcuni dei miei film. La città mi ha ispirato ed è nato questo proigetto che va contro gli ultranazionalisti di entrambi i paesi. E’ stata la più bella esperienza nella mia vita cinematografica“.

(I.R. )

Venezia Lido 6 settembre 2009

Desert Flowers di Sherry Hormann

Racconta la vita di Waris Dirie dai deserti della Somalia al mondo delle top model, scelta per le foto di copertina dei magazines di moda più prestigiosi da Vogue a Elle. Al culmine del successo Waris ha trovato il coraggio di denunciare il dramma dell’infibulazione alla quale è stata sottoposta da bambina come un gran numero di piccole musulmane. E oggi Waris Dirie è il portavoce ufficiale della campagna dell’ONU per eliminare le mutilazioni femminili. “Il libro autobiografico Desert Flower di Waris è una chiamata alle armi contro le ingiustizie che le donne subiscono attraverso la mutilazione dei genitali” spiega Sherry Hormann che con il suo film è partita raccontando la favola di una novella Cenerentola ma poi ha poi lasciato spazio alla complessità di un personaggio condizionato da due possibilità di vita diverse e contrapposte. Il pubblico scosso e commosso alla fine della proiezione ha applaudito a lungo.

(I.R.)SETTIMANA DELLA CRITICAVenezia Lido 6 settembre 2009Good morning Aman di Claudio NoceIn “Good morning Aman” di Claudio Noce, Aman è un giovane somalo sopravvissuto all’atroce sterminio della famiglia nel sul paese, cerca diintegrarsi a Roma. Non dorme mai, tormentato dal ricordo dell’atrocità alle quali ha assistito, nel suo girovagare notturno si imbatte in Teodoro, un ex-pugile insonne come lui. Malgrado vivano in universi lontani diventano reciprocamente indispensabili, dalla loro vicinanza verrà a entrambi la forza per uscire dall’immobilismo nel quale sono caduti.(I.R.)Venezia Lido 12 settembre 2009Sono stati assegnati i Premi Ufficiali della 66. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica VENEZIA 66(I.R.)La Giuria presieduta da Ang Lee e composta da Sandrine Bonnaire, Liliana Cavani, Joe Dante, Anurag Kashyap, Luciano Ligabue, Sergei Bodrov ha assegnato i seguenti premi:LEONE D’ORO per il miglior film a: LEVANON (LEBANON) di Samuel MAOZ (Israele, Francia, Germania)LEONE D’ARGENTO per la migliore regia a: Shirin NESHAT per il film ZANAN BEDOONE MARDAN (WOMEN WITHOUT MEN)(Germania, Austria, Francia)PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a: SOUL KITCHEN di Fatih AKIN (Germania)COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a:Colin FIRTH nel film A SINGLE MAN di Tom FORD (Usa)e per la migliore interpretazione femminile a:Ksenia RAPPOPORT nel film LA DOPPIA ORA di Giuseppe CAPOTONDI (Italia)PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore o attrice emergente a:Jasmine TRINCA nel film IL GRANDE SOGNO di Michele PLACIDO (Italia)OSELLA per la miglior scenografia a: Sylvie OLIVÉ del film MR. NOBODY di Jaco VAN DORMAEL (Francia)e per la migliore sceneggiatura a:Todd SOLONDZ per il film LIFE DURING WARTIME di Todd SOLONDZ (Usa)Altri premi assegnati: LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA (LUIGI DE LAURENTIIS) a ENGKWENTRO di Pepe DIOKNO (Filippine) – ORIZZONTIPREMIO CONTROCAMPO ITALIANO a COSMONAUTA di Susanna NICCHIARELLI (Italia) “per la capacità di ricordare attraverso gli occhi di una adolescente un momento cruciale del Novecento” MENZIONE SPECIALE a NEGLI OCCHI di Daniele ANZELLOTTI e Francesco DEL GROSSO. è un giovane somalo sopravvissuto all’atroce sterminio della famiglia nel sul paese, cerca di integrarsi a Roma. Non dorme mai, tormentato dal ricordo dell’atrocità alle quali ha assistito, nel suo girovagare notturno si imbatte in Teodoro, un ex-pugile insonne come lui. Malgrado vivano in universi lontani diventano reciprocamente indispensabili, dalla loro vicinanza verrà a entrambi la forza per uscire dall’immobilismo nel quale sono caduti.(I.R.)