Ibrahima Camara, senegalese di 42 anni, è l’unico referente romano della Confesen – Confederation Sénégalaise pour la promotion des Petites et Moyennes Enterprises des Migrants – una branca della Confesercenti di Padova nata come istituto di microcredito per il finanziamento della piccola e media impresa degli immigrati senegalesi. Lo scorso 28 dicembre ci fu il primo passo per la creazione a Roma e nel Lazio di una struttura consolidata come quella già operante nel Veneto, con la presentazione del progetto all’Inafi – International Network of Alternative Financial Institutions – e all’Oxfam – Oxford Commitee for Famine Relief – entrambi potenziali partner per un allargamento della rete di rapporti tra associazioni. L’obiettivo principale della Confesen è l’instaurazione di partenariato, tra Italia e Senegal, in cui gli emigranti rappresentanti della diaspora possano svolgere un importante lavoro di raccordo in quanto conoscitori di entrambe le realtà. Ed è per questo motivo che nel Consiglio Direttivo si è raggiunto l’equilibrio tra membri italiani e senegalesi.
La Confesen è dunque aperta ad imprenditori o aspiranti tali che vogliono iniziare un’attività in Italia o in Senegal, anche con la presenza di capitale italiano purchè la quota senegalese raggiunga almeno il 25%. Oltre alla possibilità di finanziare fino a 40mila euro di credito, la Confesen mette a disposizione dei Business Coach consulenti che valutano i progetti e i presupposti dell’impresa e che arrivano fino alla programmazione di un business plan.
Cooperazione Ibrahima Camara svolge un delicato ruolo di raccordo tra associazioni della comunità senegalese e potenziali interlocutori italiani, dalle istituzioni, al Cna World, al Bic Lazio – società regionale di assistenza alla creazione di impresa – al Mag Roma, Mutua Autogestita di cui lo stesso Camara è socio. Tutto questo lavoro è importante sia per rendere consapevoli i membri della diaspora di ogni possibilità di crescita e sviluppo, partendo da capacità molto spesso acquisite in patria, sia per far capire alle istituzioni italiane come l’immigrazione non deve essere considerata solo un problema ma una risorsa importante. “Il risultato – afferma Camara – deve vedere una crescita comune. L’approccio italiano negli investimenti è di voler ottenere in tempi brevi il proprio tornaconto. Ma dobbiamo ricordare che se le imprese senegalesi dovranno restituire i capitali prestati, vuol dire che quegli stessi soldi devono essere usati come se fossero propri, guardando a risultati di lungo periodo. Solo così si riuscirà a realizzare una vera partnership tra i due paesi”.
Rimesse e finanziamenti governativi “Le rimesse ammontano a circa 48 miliardi, anche se la spesa è maggiore visti i costi dei Money Transfert che si aggirano intorno al 30%. Il problema è che quei soldi non vengono messi in circolo, non viene creato sviluppo ma sono usati più che altro per il sostentamento. Uno degli obiettivi di Confesen è anche sensibilizzare su questo tema.” Per quanto riguarda i finanziamenti dati dal governo italiano a quello senegalese, si aggirano intorno ai 24 milioni, con 8 milioni destinati agli istituti di microcredito. “Anche questi soldi non vengono sfruttati a dovere, sia per il tasso di interesse troppo alto del Senegal, pari al 7%, sia perché è difficile riuscire ad ottenere le garanzie. Per questo i senegalesi preferiscono rivolgersi all’Inafi.”
Progetto Beda Camara dal 2009 è uno dei promotori del Progetto Beda – Banca Etica della Diaspora Africana – che ha come obiettivo la creazione di un istituto che si occupi di microcredito e rimesse e che coinvolga non solo i senegalesi ma immigrati da tutta l’Africa. “Una banca dove si possa essere soci e clienti. Rispetto alla Confesen l’approccio è diverso, si tratterebbe di un’istituzione for us by us – fatta da noi e per noi.” (continua)
Gabriele Santoro(14 aprile 2011)